Trattamento della disforia di genere: il parere della bioeticista Dott.ssa Bovassi

Ringraziamo la Dott.ssa Bovassi per averci autorizzato a pubblicare la memoria che ha depositato presso la XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati della Repubblica, a seguito dell’audizione informale resa in data 3 aprile 2024, nell’ambito della discussione della risoluzione 7-00198 Zanella, sulla definizione di linee guida in materia di disforia di genere.


Chi è Giulia Bovassi

Bioeticista
Associate Researcher Cattedra UNESCO in Bioetica e Diritti Umani (Roma)
Assistant Professor Facultad de Bioética, Universidad Anáhuac (Messico)
Cultore della materia per la cattedra di Filosofia del Diritto, Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma
Membro del Centro Studi Femininum Ingenium (Roma)


Onorevole Presidente,
Onorevoli Deputati,

ringrazio per la possibilità di intervenire nel merito del delicato, urgente, complesso tema in oggetto alla presente Risoluzione e l’obiettivo condivisibile di definire tempestivamente linee guida cliniche sui percorsi di trattamento della Disforia di Genere (DG). La presente riflessione andrà delineando alcune delle maggiori criticità dal punto di vista bioetico.

Principio terapeutico

Disforia (o incongruenza) di Genere definisce una nuova classe diagnostica rintracciabile nel DSM-V (2013) inquadrata come condizione di discordanza tra identità di genere (sesso percepito) e sesso biologico, contraddistinta da gravi sofferenze e desiderio di attuare modifiche per mutare verso il sesso considerato preferibile, per essere, agire e relazionarsi socialmente come tale. Condizione che ha subito nel corso del tempo un processo di de-patologizzazione progressiva con una massimizzazione dell’attenzione nel trattamento verso l’autodeterminazione del singolo e una banalizzazione del valore del trattamento psichiatrico/psicoterapeutico iniziale1, a favore di un modello cosiddetto “affermativo”.

Affinché un atto medico e chirurgico sia moralmente lecito deve rispettare il principio di proporzionalità e appropriatezza delle cure in un attento bilanciamento rischi/benefici, e il principio di totalità o terapeutico, che giustifica l’intervento e/o l’asportazione della parte malata in funzione della salute del tutto. Il soggetto al quale viene diagnosticata la DG non presenta anomalie cromosomiche o deficit endocrini e il suo apparato riproduttivo risulta fisiologicamente sano. Il processo di transizione, quindi, è impropriamente detto “terapeutico”: viene trattato un corpo sano come fosse malato per cercare di uniformare la percezione di sé che ha il singolo con l’immagine esteriore di sé, nella convinzione che le due possano armonizzarsi prescindendo dalla permanenza ineliminabile del sesso biologico. Viene a mancare, dunque, il principio di terapeuticità. Questa decisione si attua in contesto clinico, ma la sua natura è di tipo antropologico perché prosegue da una determinata visione della corporeità e della sessualità rispetto alla persona.

Molti studiosi critici2, con sempre più vigore denunciano il blocco della pubertà, la transizione farmacologica con ormoni cross-sex e l’intervento chirurgico definendoli invasivi, non terapeutici, invalidanti e, in taluni casi usando l’espressione forte “atti di mutilazione” su organismi non malati, su corpi sani. Il misunderstanding di metodo vede nell’intervento sanitario il mezzo per ri-armonizzare tra loro sesso cromosomico-gonadico, fenotipico e identità di genere, quando, al contrario, la sospensione incarcera il corpo in un limbo di neutralità inesistente dal punto di vista biologico e non risolutivo, il quale a sua volta costringe, limitandola, la libertà del soggetto, particolarmente se trattato in età puberale o pre-puberale, a conoscere se stesso. Le perplessità maturate attorno alla pervasività, finanche univocità, del protocollo basato sul modello affermativo come scelta privilegiata hanno posto una domanda fondamentale: come può darsi un’identificazione, un’appartenenza autentica di sé del soggetto se gli viene negato il confronto con il proprio corpo? La sospensione della pubertà risulta non l’ampliamento di una finestra diagnostica d’indagine, bensì l’anticamera accelerato verso l’avvio del percorso di transizione ormonale e, a seguire, in molti casi, chirurgico. Fenomeni come quello dei “detransitioners” assieme agli studi scientifici più recenti appurano esattamente questo: la transizione introduce una dissonanza ulteriore, frammentando il processo di autocomprensione e accettazione del sé. Ed è significativa l’affermazione di Paul McHugh, più di un centinaio di pubblicazioni scientifiche e una carriera come direttore del dipartimento di psichiatria dell’ospedale John Hopkins, il quale, constatando l’inefficacia sul rischio/intenzionalità suicidaria per soggetti affetti da DG avviati alla transizione, disse «produrre un paziente soddisfatto, ma ancora travagliato, sembrava una ragione inadeguata ad amputare chirurgicamente organi normali»3. McHugh chiuse il programma di riassegnazione del sesso nella sua clinica4.

Come affermato poc’anzi, la posizione si rivela antropologica ed etica, ovvero la negazione dell’assunto che la sessuazione è un imprinting determinato, originario e strutturale di ogni cellula del nostro organismo, oggi possiamo addirittura parlare di cervello sessuato grazie ai contributi delle neuroscienze. Non è una circostanza opinabile, tantomeno un prodotto culturale (rif. “nurture theory”) bensì di natura biologica e per essenza. Va da sé, che il sesso non può essere sradicato e riassegnato, solamente modificato a livello esteriore.

Proporzione rischio/beneficio ed effetti a lungo termine sulla fertilità

Ulteriore elemento di forte criticità connesso al principio terapeutico e di proporzionalità delle cure riguarda gli effetti a lungo termine sulla fertilità e, ovviamente ciò vale ancor più in caso di intervento chirurgico, sulla capacità procreativa, irrimediabilmente compromessa e alla quale spesso e volentieri viene suggerita la crioconservazione gametica per ottemperare all’eventuale desiderio genitoriale futuro5 che consentirebbe di «essere (…) allo stesso tempo madre biologica/genetica (…) e padre sociale/legale – nel caso di FtM (Female to Male transition) – o viceversa padre biologico e madre sociale/legale – nel caso di MtF (Male to Female transition6, come riportato dalla prof. Assuntina Morresi. Invalidare in modo permanente una corporeità normo-funzionante e normo-dotata genera un enorme problema etico sia di medicalizzazione dell’esistenza sia sulla natura, i limiti e gli scopi dell’arte medica e come si pone questo scenario rispetto al principio di responsabilità.

Principio di precauzione

Direttamente connesso al principio terapeutico, vi è poi il principio di precauzione7, universalmente riconosciuto in ambito bioetico e biogiuridico, adottato a fini preventivi nella gestione del rischio, nell’esitamento del danno e ove persiste incertezza scientifica. È un principio di saggezza prudenziale intersecato a quello più ampio e deontologico di responsabilità, di impegno a ricercare/procurare il bene del paziente e astenersi dal recargli pena, quindi compiere il male. Circa il tema in oggetto, questa rosa di principi dovrebbe, coerentemente con i protocolli di bioetica clinica in ambito sperimentale e pediatrico, applicarsi in merito alla validità di suddetto approccio, posto il carattere sperimentale circa gli effetti collaterali e i rischi a lungo termine oggigiorno comprovati in larga misura sia della riassegnazione del sesso sia del blocco puberale, in particolare l’utilizzo off-label del farmaco Triptorelina non in situazioni di pubertà patologica, dove gli effetti sono già noti, ma fisiologica con DG. È un distinguo fondamentale quello tra carattere sperimentale, ordinario e “trattamento salva-vita o necessario”.

La letteratura sugli effetti avversi e rischi a lungo termine sta affiorando in rapida accelerazione8, muovendo tutti quei sostanziali cambiamenti istituzionali attuati in ambito internazionale con orientamento restrittivo sull’uso dei bloccanti e la transizione, che fino ad ora avevano adottato linee guida discrezionali o in genere emanate dalla World Professional Association for Transgender Health (WPATH), il cui recente scandalo denominato “WPATH Files”9, reso pubblico dall’organizzazione Environmental Progressdimostra come si fosse oramai giunti a un’indebita trasposizione del piano ideologico, attivista, politico (“dei diritti”) su quello sanitario, a partire dalla voluta incuranza verso i doveri etici da tenere in caso di scarsa informazione scientifica e sperimentabilità delle procedure. La consapevolezza del carattere sperimentale antecede i fatti di cronaca, infatti già nel 2019 oltre alla letteratura, profili del calibro di Carl Heneghan, direttore del Centre of Evidence- Based Medicine a Oxford affermava «data la scarsità di prove l’uso off-label di farmaci per trattare la DG rappresenta un esperimento in vivo e senza regole sui bambini»10. Più recenti le prese di posizione forti dell’American College of Pediatricians11 (vanta circa 67.000 pediatri membri) la quale in un comunicato stampa di novembre 2023 afferma che «non esiste un solo studio a lungo termine che dimostri la sicurezza o l’efficacia dei bloccanti della pubertà, degli ormoni cross-sex e degli interventi chirurgici per i giovani transgender» e ancora “Infatti, molte organizzazioni mediche in tutto il mondo, tra cui l’Australian College of Physicians12, il Royal College of General Practitioners13 del Regno Unito, e il Consiglio Nazionale Svedese per l’Etica Medica14 hanno definito questi interventi sui bambini come sperimentali e pericolosi. Il dr. Christopher Gillberg, psichiatra svedese di fama mondiale, ha affermato che la transizione pediatrica è «forse15 uno dei più grandi scandali della storia della medicina» chiedendo «una moratoria immediata sull’uso dei farmaci che bloccano la pubertà a causa dei loro sconosciuti effetti a lungo termine»16.

I principi di proporzionalità delle cure, di beneficenza, non maleficenza si dimostrano disattesi consapevolmente, in modo assoluto e in vario modo17 alla luce delle evidenze scientifiche, ad esempio:

  1. la certezza di reversibilità, sicurezza ed efficacia, paventate a sostegno dei percorsi di transizione, non sono sostenute dalla letteratura, la quale peraltro informa che la reversibilità ha alcune probabilità di successo parziale; che la sicurezza è fatiscente dal momento che bloccanti e ormoni comportano rischi di sterilità, perdita della capacità di allattare; danni sulla libido e il piacere sessuale; sviluppo neurocognitivo compromesso proprio per l’alterazione dello sviluppo in una delle sue fasi più importanti e delicate, quella puberale. Ancora: aumento, per le donne cui vengono asportate le ovaie, di sviluppare la malattia di Parkinson; riduzione della densità ossea; effetti sulla serenità e il benessere psico-fisico; assistenza medica a vita, soprattutto per le donne, con in età adulta un aumento del rischio cardiovascolare, osteoporosi e tumori ormono-dipendenti;
  2. la constatazione che nessuno studio scientifico può attualmente comprovare la riduzione significativa dello stato di sofferenza grave nel quale versano coloro che vengono indirizzati al trattamento di transizione. Vi è la perdita nel follow-up del 70% (Sex Reassignment Surgery)18 delle persone trattate di cui, quelle a disposizione, mostrano tassi di mortalità più alti rispetto al resto della popolazione e, gli studi più recenti, affermano l’aumento della condotta e dell’ideazione suicidaria e dell’autolesionismo;
  3. sono dimostrati dalla letteratura gli stati di co-morbilità presenti nella quasi totalità dei pazienti affetti da DG e precedentemente/indipendentemente diagnosticati che tendono, come accade negli Stati Uniti con il farmaco Lupron, a generare se non accentuare sintomi psichiatrici, instabilità emotiva durante il trattamento19. Tra le co-morbilità più frequenti: «disturbo dello spettro autistico, evidenziato in percentuali che già più di quattro anni fa davano questi numeri confermati dagli studi più attuali: tassi di co-morbidità psichiatrica del 40-50% (Adolesc. Health, Medicine and Therapeutics2018; 9:13-41); ansia, depressione, autolesionismo, ideazione e condotte suicidarie (J. Adolesc. Health2016; 59(5): 489-495); Disturbi dello spettro autistico: dal 6 al 20% -nella popolazione non DG sono 0,6-0,7% (Int. Rev. Psychiatry2016; 28(1): 70-80)»20;
  4. infine, è noto in letteratura che la DG tende a risolversi da sé con un’armonizzazione tra sesso biologico e identità di genere, nell’età adulta se sostenuta da una buona pratica di accompagnamento ed elaborazione psicologico/psichiatrica21.

Consenso Informato

Un altro grande nodo problematico dal punto di vista bioetico riguarda il consenso informato, che è un momento fondamentale a legittimazione della stessa possibilità della pratica medica, come evidenziato dal Comitato Nazionale per la Bioetica22, un presupposto umano, etico, deontologico e antropologico di bilanciamento in un rapporto naturalmente asimmetrico data la discrepanza tra il sapere del professionista e la non-competenza del paziente. Proprio su questo iato il consenso informato viene a delinearsi come “l’incontro tra una fiducia e una coscienza” (R. Lucas Lucas), la cui centralità è data da un altro aspetto di asimmetria, ovvero la vulnerabilità di chi si affida tanto alla competenza tanto alla virtù del curante.

Il valore fondamentale di questo atto medico è storicamente riconosciuto a livello internazionale, basti pensare al Codice di Norimberga del 1947, alla Dichiarazione di Helsinki della World Medical Association del 1946, alla Convenzione di Oviedo del 1947, alla Dichiarazione Universale sulla Bioetica e i Diritti Umani dell’UNESCO del 2005, al Codice di Deontologia Medica e così via, e rappresentano lo sviluppo di una medicina attenta ai diritti del paziente e ai doveri del curante, al fine di arginare paternalismi eccessivi da un lato e un’autodeterminazione esacerbata dall’altro, mediante requisiti irrinunciabili ed elementi caratterizzanti il consenso, come le modalità e il metodo comunicativo ponderato in base al tipo di paziente, all’età, alle condizioni in cui versa e alla capacità/condizioni di comprensione, deliberazione, ascolto, valutazione. Elementi che riguardano, altresì, la qualità dell’informazione che deve essere accurata, fondata, corretta, comprensibile, esaustiva, soprattutto in caso di interventi/trattamenti di tipo sperimentale e rischi connessi e, ancor più, se diretti a pazienti in età minorile.

Poste le suddette condizioni fondative del consenso informato e poste le criticità scientificamente conosciute, (particolarmente negli ultimi anni), sconosciute (ribadisco, ancora non vi è letteratura sufficiente in merito), note dall’esperienza clinica (fenomeno detransitioners e scandali come i WPATH Files), occorre interrogarsi seriamente sulla possibilità di un autentico consenso informato e quanto sia stato, in virtù di questo e di un sostanziale approccio arbitrario finanche ideologico alla DG, violato. Ci si domanda, nel concreto, come sia possibile basare la fattibilità terapeutica di procedure atte a bloccare la pubertà/di transizione e, a seguire come avviene nella maggior parte dei casi, transitare al sesso opposto farmacologicamente/chirurgicamente, su di un consenso viziato da mancanza di dati, quindi di confronto scientifico, che è l’anima della ricerca, in condizioni psicologiche del paziente alterate e vulnerabili.23 Come dichiarato da Morresi nella nota a margine del parere del CNB del quale è membro, il rischio è che in tali condizioni il consenso diventi pura formalità24. Aggiungo, inoltre, che a rendere ingiustificabile la prescrizione a intraprendere percorsi di sospensione/affermazione vi è la maturata consapevolezza da parte del curante dell’insufficiente capacità di comprensione da parte del paziente circa la portata delle conseguenze a lungo termine correlate, prima fra tutte l’infertilità. Ciò dovuto, anzitutto, da quanto dichiarato dai curanti stessi del WPATH, ovvero che l’immaturità anagrafica, biologica, morale e formativa di soggetti in età pre-puberale e puberale (età di “rimodellamento e riorganizzazione del cervello in maturazione (…) un processo di ricerca della propria identità” e una “seconda nascita psichica”, citando lo psichiatra Alexander Korte specializzato in DG), impedisce loro di avvalersi di strumenti idonei ad esprimere un consenso valido, e ciò più che una banale ipotesi rappresenta un dato di realtà verificabile in sede di colloquio con il paziente.

Non è sufficiente, inoltre, sostenere la legittimità morale del trattamento e validità del consenso sulla base dell’estrema sofferenza vissuta/manifesta del paziente né a priori né a posteriori, a dimostrazione dell’efficacia, almeno per due ragioni fondamentali: la prima è che non esistono parametri di valutazione clinica della sofferenza, in quanto stato soggettivo diverso dal dolore, il quale al contrario può essere oggetto di standard valutativi; la seconda è l’assenza di evidenze scientifiche a causa della perdita dei pazienti nella fase di follow- up pari a circa il 70%.

Concludo con una riflessione funzionale alla finalità della Risoluzione proposta

Le linee-guida dovranno, allora, a mio modesto parere, basarsi su un preliminare approfondimento bioetico, quindi transdisciplinare, su tutte le criticità qui presentate, la cui premessa consiste nel porsi due quesiti essenziali: oltre alle implicazioni a seguito di procedure i cui rischi -è dimostrato- superano i benefici, tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche e per questo moralmente lecito, in vista del rischio appurato nonché della dubbia efficacia del trattamento affermativo? La natura dell’arte medica consiste nell’assecondare desideri, creare bisogni ad hoc su base soggettiva?

Questo conoscere che ci è dato sul trattamento della DG è una conoscenza che eticamente dobbiamo rivolgere alla cura non alla manipolazione. Sovviene la necessità di distinguere il piano ideologico/politico da quello clinico, il cui fine primario è vedere la persona dietro alla patologia, ammesso che di patologia si intenda parlare (ennesimo fronte ambiguo).

Occorre, in definitiva, modificare il modus operandi adottato fino ad ora tanto nella prassi quanto nel dibattito accademico/politico poiché il “best interest” di queste persone è prendersene cura, non la medicalizzazione estrema della loro esistenza.

Grazie per l’attenzione!

Giulia Bovassi


Cfr. GenerAzione D, «Transizione di genere (“cambiamento di sesso”): aspetti medici – Dott. Fabio Cattaneo», Generazioned.orghttps://www.generazioned.org/transizione-di-genere-cambiamento-di-sesso-aspetti-medici-dott- fabio-cattaneo/.

2 Per approfondire invito alla lettura della recente pubblicazione J. Lahl, K. Fell (2024), The Detransition Diaries, Ignatius Press, San Francisco CA.

3 P. McHugh (12 Giugno 2014), «Transgender Surgery Isn’t the Solution», The Wall Street Journal, in https://www.wsj.com/articles/paul-mchugh-transgender-surgery-isnt-the-solution-1402615120.

4 Cfr. R. Puccetti (2016), Legender metropolitane, ESD, Bologna, pp. 115-116.

5 Cfr. D. Chen, L. Simons, E.K. Johnson, B.A. Lockart, C. Finlayson (2017), «Fertility Preservation for Transgender Adolescents», Journal of Adolescent Health 61(1), 120-123. DOI: https://doi.org/10.1016/j.jadohealth.2017.01.022; cfr. M.M. Telfer, M.A. Tollit, C.C. Pace, K.C. Pang (2018), «Australian Standards of Care and Treatment Guidelines for Transgender and Gender Diverse Children and Adolescents», The Medical Journal of Australia 209(3), 132-136. DOI: https://doi.org/10.5694/mja17.01044.

6 Comitato Nazionale per la Bioetica (13 Luglio 2018), In merito alla richiesta di AIFA sulla eticità dell’uso del farmaco Triptorelina per il trattamento di adolescenti con disforia di genere, p. 12, in https://bioetica.governo.it/media/4295/vr__p132_2018_triptorelina-per-adolesenti-con-disforia-di-genereit.pdf.

7 Comitato Nazionale per la Bioetica (18 Giugno 2004), Il principio di precauzione: profili bioetici, filosofici, giuridici, in https://bioetica.governo.it/media/1867/p60_2004_principio_precauzione_it.pdf.

8 Cfr. S.C.J. Jorgensen, N. Athéa, C. Masson (2024), «Puberty Suppression for Pediatric Gender Dysphoria and the Child’s Right to an Open Future», Archives of Sexual Behavior. DOI: https://doi.org/10.1007/s10508-024-02850-4.

9 M. Hughes (2024), The WPATH Files. Pseudoscientific surgical and hormonal experiments on children, adolescents and vulnerable adults, in https://static1.squarespace.com/static/56a45d683b0be33df885def6/t/6602fa875978a01601858171/1711471262073/WPATH+Report+and+Files111.pdf.

10 L. Bannerman (8 Aprile 2019), «Calls to end transgender “experiment on children”», The Times, in https://www.thetimes.co.uk/article/calls-to-end-transgender-experiment-on-children-k792rfj7d.

11 American College of Pediatricians, Deconstructing Transgender Pediatrics, in https://acpeds.org/topics/sexuality- issues-of-youth/gender-confusion-and-transgender-identity/deconstructing-transgender-pediatrics.

12 M. Cook (18 Agosto 2019), «Australia launches inquiry into safety and ethics of transgender medicine», BioEdge.org, in https://www.bioedge.org/bioethics/australia-launches-inquiry-into-safety-and-ethics-of-transgender-medicine/13182

13 Royal College of General Practitioners (Giugno 2019), Transgender Care, in https://www.rcgp.org.uk/representing- you/policy-areas/transgender-care.

14 The Swedish National Council on Medical Ethics (26 Aprile 2019), Letter: SMER calls for the Government to review gender dysphoria in childhood and adolescence, in https://smer.se/en/2019/04/26/smer-calls-for-the-government-to-review-gender-dysforia-in-childhood-and-adolescence/.

15 J. Van Maren (25 Settembre 2019), «World-renowned child psychiatrist calls trans treatments “possibly one of the greatest scandals in medical history”», TheBridgeHead.ca, in https://thebridgehead.ca/2019/09/25/world-renowned-child-psychiatrist-calls-trans-treatments-possibly-one-of-the-greatest-scandals-in-medical-history/.

16 (25 Settembre 2019), «Doctors back inquiry into kids’trans care», The Australian, in https://www.theaustralian.com.au/nation/doctors-back-inquiry-on-kids-trans-care/news-story/6f352bc99da430b194620a2605e8a50d.

17 Trad. mia di: N. Hardin (23 Giugno 2023), «Psychologist Dr. James Cantor Details Harms of ‘Transitioning’ Kids», ADFLegal.org, in https://adflegal.org/article/psychologist-dr-james-cantor-details-harms-transitioning-kids; cfr. J. Cantor (2020), «Transgender and Gender Diverse Children and Adolescents: Fact-Checking of AAP Policy», Journal of Sex & Marital Therapy 46(4), 307-313. DOI: https://doi.org/10.1080/0092623X.2019.1698481; N. Hardin (25 Marzo 2024), «Leaked Files Reveal Ethical Concerns, Pseudoscience in WPATH Standards of Care», ADFLegal.org, in https://adflegal.org/article/leaked-files-reveal-ethical-concerns-pseudoscience-wpath-standards-care; M. Landén (2024), «Puberty suppression of children with gender dysphoria: Urgent call for research», Acta Paediatrica 00, 1-2. DOI: https://doi.org/10.1111/apa.17189; trad. mia di: S. Baxendale (2024), «The impact of suppressing puberty on neuropsychological function: A review», Acta Paediatrica 00, 1-12. DOI: https://doi.org/10.1111/apa.17150; trad. mia di: Society for Evidence-Based Gender Medicine (16 Gennaio 2024), «SEGM NYC23 – Sallie Baxendale – The Effects of Puberty Blockers on the Teenage Brain», Youtube.com, in https://www.youtube.com/watch?v=z5ZnRKqqByg&t=2s

18 S.B. Levine (2016), «Reflections on the Legal Battles over Prisoners with Gender Disphoria», The Journal of the American Academy of Psychiatry and the Law 44(2), 236-245. PMID: 27236180.

19 Trad. mia di: N. Hardin (25 Marzo 2024), «Leaked Files Reveal…», op. cit.; M. Biggs (2 Marzo 2019), «Tavistock’s Experimentation with Puberty Blockers: Scrutinizing the Evidence», TransgenderTrend.com, in https://www.transgendertrend.com/tavistock-experiment-puberty-blockers/.

20 Cfr. M. Gandolfini (7 Maggio 2019), Considerazioni tecnico-scientifiche circa l’utilizzo di Triptorelina per il trattamento di minori affetti da “Disforia di genere” – Audizione presso la Commissione “Igiene e Sanità – Ufficio di Presidenza” del Senato della Repubblica, in https://www.senato.it/Leg18//4621?video_evento=1208 e in https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/001/638/GANDOLFINI.pdf;

21 Cfr. J. Cantor (19 Maggio 2023), Expert Report of James Cantor, Ph.D. – Boe v. Marshall – United States District Court – Middle District of Alabama – Northern Division, in https://dm1l19z832j5m.cloudfront.net/public/2023-06/Boe-v-Marshall-2023-05-19-Cantor-Report.pdf; cfr. per approfondire gli studi menzionati nella raccolta messa a disposizione dall’associazione “GenerAzione D”, disponibile di seguito: https://www.generazioned.org/bloccanti-della-puberta-il-nord-europa-e-gli-studi-scientifici-smentiscono-lapproccio-italiano/.

22 Cfr. Comitato Nazionale per la Bioetica (20 Giugno 1992), Informazione e consenso all’atto medico, in https://bioetica.governo.it/media/1836/p10_1992_informazione-e-consenso_it.pdf.

23 A. Gambino, M. Ronco (5 Novembre 2018), «Triptorelina e disforia di genere. Problemi e prospettive in vista della decisione AIFA», CentroStudiLivatino.it, in https://www.centrostudilivatino.it/triptorelina-e-disforia-di-genere- problemi-e-prospettive-in-vista-della-decisione-aifa/.

24 Comitato Nazionale per la Bioetica (13 Luglio 2018), In merito alla richiesta…op. cit..

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