Soffro di “disforia genitoriale”

Condividiamo la nostra traduzione di un articolo di PITT (Parents with Inconvenient Truths about Trans – Genitori con verità scomode sulla questione Trans) che, in modo provocatorio, fa luce sulla difficoltà di essere genitori di ragazzini che si identificano come trans.


La disforia genitoriale è una condizione recente, che si osserva sempre più di frequente, man mano che prende piede la tendenza transgender di indottrinare i nostri figli. Nello specifico, si tratta del disagio con il proprio senso di sé e la propria visione della realtà che scaturisce dall’improvviso annuncio del proprio figlio di essere transgender.

La disforia genitoriale deriva solitamente dall’incredibile pressione della società a sostenere incondizionatamente il “viaggio di genere” di tuo figlio, fino alla transizione sociale al genere opposto (o non-binario), agli ormoni cross-sex e agli interventi chirurgici. 

La disforia genitoriale porta a un lungo periodo di silenzio forzato di fronte a qualcosa che sai già che finirà in tragedia, al fine di evitare di perdere il proprio figlio, i propri amici, la propria famiglia allargata e il proprio matrimonio: tutto ciò che hai faticosamente costruito. Si fa per conservare una minima possibilità di avere un impatto, per tenere il proprio figlio abbastanza vicino da poterlo aiutare a trovare la strada per uscire da questa illusione. Vuol dire vivere nella paura: della perdita, dell’allontanamento, di impazzire, di smarrire la propria integrità rinnegando il proprio istinto. Solo chi soffre di questa condizione, me compresa, può sapere quanto sia orribile.

Chi soffre di disforia genitoriale, vorrebbe poter dire a suo figlio “non sei nato nel corpo sbagliato – è impossibile!”.

Però si rende conto che il figlio vuole disperatamente crederci, tanto da non saper più se sia meglio mentire o dire la verità. Così, alla fine, dice il minimo indispensabile e prega ogni giorno che il figlio riesca a fare pace col proprio corpo prima che sia troppo tardi, prima che ripudi e distrugga la propria funzionalità sessuale, la propria fertilità, e prima che si avveleni con ormoni sintetici.

È il dolore che attraversa tutto il tuo essere mentre preghi che l’ideologia tolga le catene dell’illusione a tuo figlio e che ti venga restituito il tuo bambino. Sono le lacrime soffocate mentre fai del tuo meglio per sostenere tuo figlio, incurante dei suoi sforzi per allontanarti. È trattenere il respiro, perché non hai la minima idea di come farai a tirare avanti. È una sensazione di disperazione mai provata prima.

È l’abominio di sentirsi dire dall’altro tuo figlio, che a casa tua è il garante dei pronomi, che sei TU quello incapace di essere amorevole e di supporto. È la vergogna di rendersi conto di aver perso la facoltà di essere tu l’adulto. È la sensazione che i valori liberali e progressisti che tu stesso hai trasmesso ai tuoi figli vengano usati contro di te in un modo che non avresti mai potuto prevedere. È sconfortante, destabilizzante e deleterio.

La disforia genitoriale è quello che provi davanti a un professionista che ti consiglia di chiamare tuo figlio con un nuovo nome, quello che per te rappresenta la sua grande sofferenza, un nome che verosimilmente si ispira ai Pokémon, invece che al patrimonio familiare che hai cercato di trasmettergli. È la dissonanza nel dover convalidare la decisione di effettuare la transizione a scuola, presa da un ragazzino in un periodo confuso e difficile della sua vita. È l’esperienza extra-corporea di sentire tuo figlio che dice “Non sono chi pensi tu, sono una persona completamente diversa”. È la solitudine di essere l’unica persona a ritenere che tutto questo per tuo figlio sarà deleterio, invece che audace e liberatorio. 

È davvero assurda, la disforia genitoriale. È allucinante sia conviverci e sia sopravviverle. Ti fa perdere il legame con la realtà, un po’ alla volta, giorno dopo giorno.

Tutti quanti dovremmo interrogarci sul perché così tanti ragazzini dichiarano un’identità trans, invece di limitarci ad accettarla come normale; di sicuro non dovremmo incentivarla, né sancirla per legge, almeno finché non si dimostri l’esistenza di uno studio longitudinale che provi una qualche validità di questo approccio! A che punto ci si fermerà e si rimetterà in discussione tutto questo? Sembra veramente di vivere in un universo parallelo!

Molti di questi giovani vengono messi fuori strada dalle stesse persone che dovrebbero proteggerli.

Di medici e psicologi non ci si può più fidare. Gli insegnanti e le scuole hanno condannato gli studenti più vulnerabili, incoraggiandoli a seguire un percorso di autosacrificio, e in più hanno infranto l’alleanza con i genitori nel garantire una crescita e uno sviluppo sani dei loro figli. 

Cosa può fare un genitore che soffre di disforia genitoriale? Cedere alla menzogna, nel tentativo di mantenere aperto il canale di comunicazione con il figlio mentre cresce, sperando che i dubbi seminati qua e là durante il percorso lo aiutino ad affidarsi al giudizio e non al dolore nel prendere le decisioni importanti? Oppure cercare di ridurre la disforia provando a ricucire la ferita e guarire il proprio figlio, nonostante il rischio che comporta?

Disforia genitoriale è quando ti senti dire che stai sbagliando, anche se tu sai che il tuo istinto ha origine nella parte più potente dell’istinto di una madre: quello di proteggere il proprio figlio.

I nostri figli, i nostri amici e la nostra società vengono educati a credere a un’ideologia e non si rendono nemmeno conto di quanto sta accadendo.

Anche se è difficile, ho scelto di curare la mia disforia genitoriale, piuttosto che conviverci, affermarla o convalidarla. Significa che ho scelto di continuare a dire quello che penso. Devo crederci. Non devo mai smettere di credere che la disforia di mio figlio e – e quindi anche la mia – possa essere curata, che questo fenomeno culturale, come tutte le mode, passerà, e che i nostri figli torneranno da noi, ancora tutti interi si spera.

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