Primario altoatesino sul testosterone: “Una miriade di controindicazioni anche mortali”

Quando si parla di transizione di genere o cambio di sesso, le terapie necessarie (da assumere costantemente per tutta la vita) ad ottenere la virilizzazione o femminilizzazione del corpo – il cosiddetto “adeguamento” del corpo all’identità di genere percepita – vengono descritte come sicure e collaudate, mentre gli effetti collaterali vengono raramente menzionati e comunque fatti passare come rari o poco gravi, tanto da rendere la terapia ormonale la prima (e unica) scelta in caso di disforia di genere.

La situazione diventa oltremodo allarmante quando la stessa identica “cura” (nel caso specifico l’assunzione di testosterone) viene vista dalla prospettiva di un utilizzo illecito nell’ambito della preparazione sportiva degli atleti anche amatoriali.


Un caso di cronaca recente, che ha visto l’apertura di un’indagine dei NAS di Trento dopo che alcuni giovani erano stati ricoverati all’ospedale di Bolzano con tumori al fegato e altre gravi patologie tipiche del doping, ha riportato l’allarme sui dannosissimi effetti degli anabolizzanti utilizzati illegalmente nello sport per favorire la crescita muscolare.

In seguito alla vicenda, che ha permesso di fermare un’organizzazione che vendeva ormoni per il doping, il Dr. Resnyak, capo della medicina dello sport dell’azienda sanitaria altoatesina ha rilasciato un’intervista al TG Regionale nella quale condanna senza mezzi termini l’utilizzo di anabolizzanti e in particolare del testosterone. Quest’ultimo è uno tra i principali ormoni utilizzati come scorciatoia per aumentare la massa muscolare. Il fatto che sia una sostanza prodotta naturalmente dall’organismo non deve ingannare: si tratta di una delle forme di doping più pericolose e infatti i rischi e gli effetti collaterali dell’assunzione sono altissimi.

“Aumenta l’arteriosclerosi, l’infarto, l’ictus, aumenta la pressione, viene l’ipertensione, danneggia i reni, il fegato, gli organi sessuali, una miriade di controindicazioni anche mortali”

Dr. Resnyak, Primario di Medicina dello Sport e dell’Esercizio Fisico

Queste le testuali parole del Dr. Resnyak, che mette anche in guardia dalle informazioni assurde e fake news che girano in rete su come assumere testosterone per aumentare le performance e su come contrastarne gli effetti collaterali. Per il Dr. Resnyak non ci sono eccezioni: in nessun caso gli sportivi possono prendere queste pericolose sostanze, tranne in presenza di una patologia che prevede la sostituzione dell’ormone.

Dal momento che i dosaggi di testosterone (illegalmente) consigliati agli sportivi sono assimilabili a quelli prescritti off-label dagli endocrinologi alle nate femmine che si dichiarano transgender (250 mg/2 wk), la totale assenza di allarme sull’utilizzo a vita di tali bombe ormonali in organismi femminili, e perfino su ragazzine in crescita di 16-18 anni, è la prova di quanto la medicina transgender segua binari tutti suoi che niente hanno da spartire con le altre discipline mediche, nelle quali vale ancora il principio del “primo, non nuocere”. Alle ragazze da poco maggiorenni che, spesso contro il parere dei genitori e dei medici curanti, si recano nei centri per la disforia di genere, non solo vengono consigliati, prescritti e forniti gel o iniezioni di testosterone senza spiegare adeguatamente i rischi gravi a cui vanno incontro, ma capita anche che venga loro assicurato (a voce) che la cura ormonale “fa meno male della Tachipirina”.

Come possono coesistere due approcci così drasticamente diversi alla stessa terapia che, applicata a corpi sani, viene da un lato (quello degli sportivi) descritta come estremamente dannosa e potenzialmente fatale e dall’altro (quello delle ragazze con disforia di genere) viene addirittura chiamata salvavita?

Nel frattempo, chi suggerisce che, nell’interesse della persona, possa essere utile e meno dannoso tentare la strada della psicoterapia, per capire se ci sia spazio per una riconciliazione con il corpo prima di procedere a medicalizzarlo a vita, viene tacciato con violenza di essere transfobico, accusato di voler patologizzare (se non eliminare fisicamente) le persone trans. Insomma, chi vuole evitare la medicalizzazione del corpo – che ha effetti collaterali potenzialmente letali – ed è invece a favore della libera espressione delle persone, viene dipinto come “patologizzante” e spinto dall’odio, mentre chi indirizza giovani fragili (sulla base di una non conformità misurabile solo con il metro degli stereotipi di genere) a rendersi eterni schiavi di cure pesanti, rischiose e oltretutto di dubbia efficacia, si dipinge paladino della libertà e dell’euforia di genere… finché dura.

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