Il trattamento della disforia in Francia: fra approccio affermativo e dissenso esplicito

Contrariamente a quanto accaduto nei paesi nordici e in Inghilterra[i], dove l’approccio affermativo in materia di disforia di genere ha subito un recente arresto per espressa decisione delle massime autorità sanitarie nazionali, in Francia la retromarcia non è ancora avvenuta, anche se il dibattito in materia negli ultimi tempi si è fatto più acceso. 

Di seguito si propongono alcuni degli interventi più significativi che hanno alimentato la discussione, in un paese in cui la cultura del dissenso ha sempre ottenuto cittadinanza.

1. Appello dell’Osservatorio dei discorsi ideologici su bambini e adolescenti

(pubblicato sulla rivista L’Express il 21 settembre 2021)[ii]

Nel settembre 2021 un gruppo di professionisti e ricercatori dell’infanzia (medici, psichiatri, psicoanalisti, avvocati, magistrati, insegnanti, filosofi, sociologi, ecc.) associati nell’Observatoire des discours idéologiques sur l’enfant et l’adolescent ha pubblicato un appello per denunciare il preoccupante incremento delle recenti spinte ideologiche a detrimento del corpo dei bambini.

L’appello rappresenta un vero e proprio grido d’allarme, il cui contenuto è ben riassunto nell’incipit della denuncia:

Non possiamo più tacere su quella che vediamo come una grave deriva commessa in nome dell’emancipazione del “bambino transgender” (colui che dichiara di non essere nato nel “corpo giusto”). Il discorso radicale legittima le richieste di riassegnazione del sesso sulla base dei soli sentimenti. Ma questo avviene al prezzo di un trattamento medico o addirittura chirurgico a vita (asportazione di seni o testicoli) sul corpo di bambini o adolescenti. È questo fenomeno e il suo alto profilo mediatico a preoccuparci, non le scelte degli adulti transgender[iii]”.

Gli intellettuali da un lato premettono di non discutere le scelte consapevoli degli adulti affetti da incongruenza di genere, dall’altro segnalano di essere molto preoccupati per le sorti di adolescenti e bambini, in quanto negli ultimi anni la diffusione delle cosiddette ideologie gender ha portato a una notevole inflazione delle richieste di cambio di sesso tra questa giovane popolazione. In nome del principio di auto-determinazione, infatti, sempre più bambini e ragazzi sono convinti di poter cambiare sesso con l’aiuto di cure ormonali o di interventi chirurgici, mutilando le parti sane del proprio corpo, allo scopo di raggiungere l’obiettivo prefissato e caldeggiato insistentemente dalla comunità social al loro fianco.

L’affondo degli intellettuali si fa più incisivo col procedere dell’appello:

Un discorso banalizzato sostiene che possiamo fare a meno della realtà biologica e della differenza sessuale tra uomini e donne a favore di singole scelte basate solo sui “sentimenti”. Questa ideologia fuorviante viene trasmessa sui social network, dove molti adolescenti con problemi di identità vengono a cercare soluzioni ai loro problemi[iv]”.

I firmatari dell’appello si pongono quindi una serie di domande:

Come siamo arrivati a questo punto? E abbiamo (ancora) il diritto di reagire senza essere insultati o minacciati? Come possono questi diritti all’autodeterminazione essere fonte di un progresso appagante? Questo fenomeno, il “bambino transgender”, è in realtà una mistificazione contemporanea che deve essere denunciata con forza perché è guidata dall’ideologia. Si vorrebbe far credere che, in nome del benessere e della libertà di ogni individuo, un bambino, senza il consenso dei suoi genitori “reazionari”, possa “scegliere” la sua cosiddetta identità di genere. Ma un bambino è un essere in costruzione e il suo futuro è in continua evoluzione prima di raggiungere uno stadio di maturità. Neuroscienziati, evoluzionisti, psicoanalisti, neuropsichiatri infantili, pediatri e tutti gli specialisti della prima infanzia sono unanimi su questo punto. 

Il bambino, e ancor più l’adolescente, è sottoposto a una morsa che conduce alla destabilizzazione mentale, alla rottura con la famiglia se questa non lo sostiene e con tutti coloro che rifiutano di condividere il suo punto di vista[v].

In un crescendo di accuse, i 50 intellettuali denunciano apertamente la deriva dell’attuale approccio alla disforia e si rivolgono ai cittadini comuni, sollecitandone uno slancio etico:

Denunciamo questo sequestro dell’infanzia. È urgente informare il maggior numero possibile di cittadini, di tutti i ceti sociali e di tutte le età, su quello che potrebbe rivelarsi uno dei più grandi scandali etici e sanitari di domani, a cui avremmo assistito senza dire una parola: la mercificazione del corpo dei bambini. Infatti, convincendo questi bambini che alla nascita è stato loro “assegnato” un sesso e che sono liberi di cambiarlo, li stiamo trasformando in pazienti a vita: consumatori a vita di sostanze chimiche ormonali commercializzate dalle aziende farmaceutiche, consumatori ricorrenti di un numero sempre maggiore di operazioni chirurgiche per inseguire la chimera di un corpo fantasticato[vi]”.

I sottoscrittori dell’appello segnalano che “attualmente, i Paesi che erano favorevoli alla transizione medica prima della maggiore età stanno vietando i trattamenti ormonali ai minori (Svezia, Regno Unito e alcuni Stati degli USA)[vii]” ed evidenziano che “questo dogmatismo ha portato a una tale confusione che nessuno sa come agire e alzare la voce, spesso per paura di certe associazioni LGBTQI+. Ma questo acronimo copre persone molto diverse, alcune delle quali, come noi, sono preoccupate per gli eccessi attuali. Altri sono soggetti alla legge del silenzio che regna in questo ambiente[viii]”.

Per questo motivo occorre stimolare il dibattito pubblico e favorire una presa di coscienza collettiva che permetta di ponderare in modo più adeguato le scelte sanitarie, tenendo conto che nei trattamenti che riguardano in minori il principio ispiratore deve essere sempre improntato all’estrema cautela. 

2. Introduzione nell’ordinamento penale francese dell’articolo 225-4-13 (31 gennaio 2022)[ix]

Alcune settimane dopo l’emanazione del precedente appello, il Parlamento francese nel gennaio 2022 ha introdotto nell’ordinamento penale transalpino un nuovo reato che punisce le pratiche di conversione dell’orientamento sessuale, prevedendo una pena che varia da un minimo di due anni di reclusione e una multa di 30.000 ad un massimo di tre anni di carcere e 45.000 euro di multa in presenza di circostanze aggravanti.

In punta di diritto la norma è sacrosanta laddove si riferisce non solo a quelle terapie coercitive che nel passato consistevano in sedute di esoterismo o in pratiche di elettroshock, le quali rappresentavano dei veri e propri abusi nei confronti delle persone fragili, ma anche con riferimento a tutti gli atti di violenza fisica o psicologica che ancor oggi approfittano dello stato di bisogno della persona più debole. 

Dal punto di vista pratico, però, la norma contiene alcuni incisi che suscitano perplessità e difficoltà interpretative con specifico riferimento alle realtà più sfumate che sovente coinvolgono i giovani che si dichiarano transgender. Si veda ad esempio il primo comma della disposizione codicistica, laddove l’articolo penale dispone che “le pratiche, i comportamenti o le dichiarazioni ripetute volte a modificare o reprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere, reali o presunti, di una persona e che abbiano l’effetto di alterarne la salute fisica o mentale sono punite con due anni di reclusione e una multa di 30.000 euro[x]”.

Se si osserva il tenore letterale della norma, il richiamo alle semplici “dichiarazioni ripetute” e all’identità “presunta” come presupposti per la ricorrenza del reato, rende certamente più complicato individuare il confine fra pratica di conversione e terapia esplorativa, con particolare riferimento all’ambito psicoanalitico in cui pazienti e operatori sanitari si trovano a collaborare.

All’interno di un quadro così marcatamente punitivo, non si può pertanto escludere che alcuni professionisti potrebbero essere tentati di non esplorare adeguatamente il disagio disforico, non accertandone in modo approfondito l’effettiva persistenza, per timore che eventuali reiterate dichiarazioni indagatorie possano essere vissute dal paziente come un tentativo di contrastare la propria percezione riferita al genere. In tale contesto risulta certamente più conveniente per il professionista limitarsi semplicemente ad affermare l’auto-diagnosi del paziente, senza esercitare in modo sufficientemente adeguato quell’azione critica di indagine che gli compete e che potrebbe salvare il paziente da possibili erronee scelte irreversibili, salvaguardandolo anche dal rischio di un eccesso di trattamento medico non necessario.

In modo analogo suscita perplessità l’enunciazione proposta dall’ultimo comma della norma, la quale prevede che “se il reato è commesso da una persona che ha la potestà genitoriale sul minore, il tribunale deciderà se revocare la potestà genitoriale in tutto o in parte o se revocare l’esercizio di tale potestà in applicazione degli articoli 378 e 379-1 del Codice civile[xi]”.

Il tenore dell’inciso pare stigmatizzare in modo sproporzionato il comportamento genitoriale, il quale si trova a cimentarsi con il disagio disforico del figlio, spesso in piena solitudine e senza adeguate informazioni, pretendendo giustamente, a tutela del bambino o del giovane, che venga adottata massima cautela, che vengano svolti adeguati approfondimenti medici sulla presenza di eventuali comorbilità e sulle cause del disagio, nonché che sia rispettato un congruo attendismo finalizzato a osservare il completo sviluppo del bambino, prima che il proprio figlio venga consegnato irreversibilmente al percorso di transizione ormonale e chirurgica. 

Su tale aspetto la nuova legge francese non pare porsi particolari limiti etici, disponendo la perdita della potestà genitoriale per coloro che, magari strenuamente, ma in perfetta buona fede, si oppongono alla transizione del proprio figlio, ritenendola eccessivamente precoce, esageratamente affrettata, presumibilmente condizionata, se non addirittura indotta da influenze e suggestioni esterne. In tali casi a incappare nella censura della giustizia penale non sarebbero i veri condizionatori delle opinioni del bambino, come ad esempio gli influencer spregiudicati che affollano indisturbati tutti i social, bensì i genitori preoccupati per le scelte irreversibili del figlio, che si sentono attanagliati da titubanze, rimorsi e dubbi etici.

A parziale mitigazione di tale evidente distorsione, il legislatore francese ha introdotto il penultimo comma, il quale prevede che “il reato di cui al primo comma non si considera commesso quando le ripetute dichiarazioni si limitano a invitare alla cautela e alla riflessione, soprattutto in considerazione della giovane età, la persona che si interroga sulla propria identità di genere e prende in considerazione la possibilità di sottoporsi a una procedura medica per il cambiamento di sesso[xii]”.  Distinguere quali siano le ripetute dichiarazioni volte a stimolare la riflessione del giovane da quelle volte a reprimere quel determinato orientamento sessuale pare essere un esercizio di equilibrismo esageratamente capzioso, che difficilmente può essere normato a priori e che lascerà pertanto eccessivo spazio alla libera interpretazione dei singoli giudici con conseguenti inevitabili disparità di trattamenti.

3. Accademia nazionale di medicina: La medicina di fronte alla trans-identità di genere nei bambini e negli adolescenti (25 febbraio 2022)[xiii]

In risposta alla norma penale introdotta dal parlamento francese è intervenuta nel febbraio 2022 l’Accademia Nazionale di Medicina, un soggetto giuridico di diritto pubblico a statuto speciale, posto sotto la tutela del Presidente della Repubblica, la cui missione è rispondere alle richieste del Governo su qualsiasi questione riguardante la salute pubblica, nonché occuparsi di tutti gli argomenti di studio e ricerca che possono contribuire al progresso nell’arte della guarigione[xiv].

Allarmata dall’ingiustificato espandersi del fenomeno della disforia di genere e dalla crescente medicalizzazione precoce dei bambini e dei giovani affetti da tale disturbo, l’Accademia ha ritenuto opportuno emettere un documento contenente dei richiami e delle raccomandazioni agli operatori sanitari che si occupano di disforia di genere, evidenziando in premessa che “il riconoscimento di questa disarmonia non è nuovo, ma si è registrato un forte aumento del numero di persone che cercano aiuto medico per questo motivo in Nord America, poi nei Paesi del Nord Europa e, più recentemente, in Francia, soprattutto nei bambini e negli adolescenti[xv]”. Il documento cita alcuni numeri a supporto, come il caso della città di Pittsburgh negli Stati Uniti, in cui il 10% degli studenti iscritti alle scuole superiori si è dichiarato transgender, oppure quello del Royal Children’s Hospital di Melbourne, che nel 2003 ha diagnosticato un solo caso di disforia, mentre attualmente ne tratta quasi 200. 

Di fronte all’incalzare di tali numeri e all’incessante progredire di tale inspiegabile fenomeno, l’Accademia si pone degli interrogativi circa le probabili cause scatenanti, individuandole nei social network e nel contagio sociale: “qualunque sia il meccanismo che agisce nell’adolescente – uso esagerato dei social network, maggiore accettabilità sociale o esempi negli amici e nella famiglia – questo fenomeno di tipo epidemico si traduce nella comparsa di casi, o addirittura di focolai di casi, nell’ambiente circostante. Questo problema di natura prevalentemente sociale si basa in parte sulla messa in discussione della visione troppo dicotomica dell’identità di genere di alcuni giovani[xvi]”.

Di fronte a tale fenomeno la domanda medica è accompagnata da una crescente offerta di cure, che vede coinvolte molte specialità mediche pediatriche, dalla psichiatria all’endocrinologia, dalla ginecologia alla chirurgia.

Con riferimento ai trattamenti medici a cui sottoporre il bambino o il giovane disforico, l’Accademia lancia un monito severo, rammentando che, “nel caso di bambini e adolescenti è necessario esercitare una grande cautela medica, data la vulnerabilità di questa popolazione, soprattutto in termini psicologici, dati i numerosi effetti indesiderati e persino le gravi complicazioni che alcuni dei trattamenti disponibili possono causare[xvii]”.

A margine di tale raccomandazione, l’autorità francese dapprima menziona la recente decisione del Karolinska University Hospital di Stoccolma di vietare l’uso dei bloccanti ormonali e successivamente sottolinea che, “sebbene in Francia l’uso di bloccanti ormonali o di ormoni del sesso opposto sia possibile con l’autorizzazione dei genitori e senza limitazioni di età, questo uso deve essere trattato con la massima cautelavisti gli effetti collaterali che provoca, come l’impatto sulla crescita, la fragilità ossea, il rischio di sterilità, le conseguenze emotive e intellettuali e, per le ragazze, la comparsa di sintomi che ricordano la menopausa[xviii]”.

L’Accademia si premura anche di sottolineare che “i trattamenti chirurgici, in particolare le mastectomie autorizzate in Francia a partire dai 14 anni, e quelli che riguardano i genitali esterni (vulva, pene), sono irreversibili”.

L’approccio improntato alla massima cautela nei riguardi del trattamento da adottare nei confronti dei giovani pazienti “è tanto più importante se si considera che non esiste un test in grado di distinguere tra disforia di genere “strutturale” e disforia transitoria durante l’adolescenza. Inoltre, esiste un rischio reale di sovra-diagnosi, come dimostra il numero crescente di giovani adulti transgender che intendono “detransizionare”. È quindi consigliabile prolungare il più possibile la fase di assistenza psicologica[xix]”.

L’Académie nationale de médecine richiama quindi l’attenzione della comunità medica sulla crescente domanda di cure nel contesto della trans-identità di genere nei bambini e negli adolescenti e raccomanda quanto segue:

– “il maggior supporto psicologico possibile per i bambini e gli adolescenti che esprimono il desiderio di transizione e per i loro genitori;

– in caso di desiderio persistente di transizione, dovrebbe essere presa una decisione cauta riguardo al trattamento medico con bloccanti ormonali o ormoni del sesso opposto, nel quadro di riunioni di consultazione multidisciplinari;

– l’introduzione di un’adeguata formazione clinica negli studi medici per informare e guidare i giovani e le loro famiglie;

– la promozione della ricerca clinica, biologica ed etica su questo tema, che ad oggi è troppo rara in Francia;

– la vigilanza da parte dei genitori di fronte alle domande dei figli sulla trans-identità o al loro disagio, sottolineando il carattere di dipendenza dell’eccessiva consultazione delle reti social, che è dannosa per lo sviluppo psicologico dei giovani e responsabile di una parte molto significativa della crescita del sentimento di incongruenza di genere[xx].

Da quanto sopra esposto traspare in tutta la sua eclatante evidenza come la Francia continui ad essere un paese intriso di evidenti contraddizioni. In terra transalpina una ragazza di età inferiore ai 16 anni non può liberamente farsi un tatuaggio senza l’autorizzazione dei genitori, ma, a decorrere dai 14 anni, può ottenere la mastectomia totale e irreversibile. Il consenso dei genitori è necessario anche in questo caso, ma, trattandosi di disforia di genere, l’eventuale rifiuto dei genitori può essere soggetto a sindacato giudiziale, con conseguente possibile perdita della patria potestà. Quegli stessi genitori che vengono letteralmente esposti al pubblico ludibrio dalla foga trans-affermativa se sollevano dubbi sulla possibile transitorietà del disagio sofferto dalla figlia e se invitano l’adolescente ad attendere una completa maturazione prima di compiere scelte irreversibili di cui potrebbe pentirsi.

Questa è oggi la Francia, un paese marcatamente affermativo, in cui però non mancano gli intellettuali che hanno il coraggio di prendere posizioni contrarie all’ideologia dominante e in cui un’autorità indiscutibile come l’Accademia nazionale di medicina non ha timore di esporsi in modo chiaro e inequivocabile, sollevando moniti e preoccupazioni, raccomandando cautela e invitando gli operatori sanitari a tener conto delle recenti dinamiche evolutive realizzatesi nei paesi più esperti in materia (Inghilterra, Finlandia, Svezia e Norvegia), i quali stanno tutti concordemente abiurando l’iniziale e incauto approccio affermativo tout-court. 

Prese di posizione coraggiose che mancano ancor oggi in Italia, il paese in cui la gran parte delle coscienze intellettuali giacciono dormienti e celate all’interno delle loro consolidate e ben protette posizioni di comodo.


[i] Gli approfondimenti su Finlandia, Svezia, Norvegia e Inghilterra sono disponibili nel sito di GenerAzione D: https://www.generazioned.org/category/news/

[ii] Per una lettura completa dell’appello si rimanda al sito della Société Psychanalytique de Paris:  https://www.spp.asso.fr/lexpress-changement-de-sexe-chez-les-enfants-nous-ne-pouvons-plus-nous-taire-face-a-une-grave-derive/

[iii] ”Nous ne pouvons plus nous taire sur ce qui nous apparaît comme une grave dérive commise au nom de l’émancipation de l’”enfant-transgenre” (celui qui déclare qu’il n’est pas né dans le “bon corps”). Sur l’argument de seuls ressentis érigés en vérité, des discours radicaux légitiment les requêtes de changement de sexe. Mais c’est au prix d’un traitement médical à vie voire chirurgical (ablation des seins ou des testicules) sur des corps d’enfants ou d’adolescents. C’est ce phénomène et son fort retentissement médiatique qui nous interpelle et non les choix des adultes transgenres”.

[iv] ”Des discours banalisés prétendent qu’on pourrait se passer du réel biologique, de la différence sexuelle entre hommes et femmes au profit de singularités choisies fondées sur les seuls “ressentis”. Ces discours mensongers relevant de l’idéologie sont transmis sur les réseaux sociaux où de nombreux adolescents en mal d’identité viennent chercher des solutions à leur malaise

[v] ”Comment en sommes-nous arrivés là ? Et avons-nous (encore) le droit de réagir sans se faire insulter, menacer ? En quoi ces droits à l’autodétermination seraient-ils un progrès épanouissant ? Ce phénomène, “l’enfant-transgenre” est en réalité une mystification contemporaine qu’il faut dénoncer vigoureusement car elle relève de l’embrigadement idéologique. On voudrait nous faire croire qu’au nom du bien-être et de la liberté de chacun, un enfant, délesté de l’accord de ses “réactionnaires” de parents, serait à même de “choisir” son identité dite genrée. Mais l’enfant est un être en construction, son devenir est en constante évolution avant d’arriver à un stade de maturité. Il existe sur le sujet une unanimité entre neuroscientifiques, développementalistes, psychanalystes, pédopsychiatres, pédiatres et tous les spécialistes de la petite enfance. L’enfant, et plus encore l’adolescent, est soumis à une emprise dont les conséquences entraînent une déstabilisation mentale, une rupture avec la famille si elle ne soutient pas son enfant et avec tous ceux qui refusent de partager son point de vue”.

[vi] ”Nous dénonçons ce rapt de l’enfance. Il est aujourd’hui urgent d’informer le plus grand nombre de citoyens, de tous métiers, de tous bords, de tous âges, sur ce qui pourrait bien apparaître demain comme un des plus grands scandales sanitaire et éthique, que nous aurions regardé arriver sans mot dire : la marchandisation du corps des enfants. Car en persuadant ces enfants qu’un sexe leur a été “assigné” à la naissance, et qu’ils peuvent librement en changer, on en fait des patients à vie : consommateurs à vie de produits chimiques hormonaux commercialisés par les firmes pharmaceutiques, consommateurs récurrents de toujours plus d’opérations chirurgicales dans la poursuite du rêve chimérique d’un corps fantasmé”.

[vii] ”Actuellement, des pays qui s’étaient avancés en faveur de la transition médicale avant l’âge de la majorité, interdisent les traitements hormonaux chez les mineurs (la Suède, le Royaume Uni et certains Etats des USA…)”

[viii] ”Ce dogmatisme entraîne la plus grande confusion si bien que plus personne ne sait comment agir et élever sa voix souvent par crainte de certaines associations LGBTQI+. Mais ce sigle recouvre des personnes bien différentes dont certaines s’inquiètent comme nous des dérives actuelles. Certaines sont soumises à la loi du silence qui règne dans ce milieu”.

[ix] Articolo introdotto dall’art. 1 della Création LOI n°2022-92 du 31 janvier 2022. Per visualizzare la norma si veda: https://www.legifrance.gouv.fr/codes/section_lc/LEGITEXT000006070719/LEGISCTA000045098545?init=true&page=1&query=%C3%A0+r%C3%A9primer+l%E2%80%99orientation+sexuelle&searchField=ALL&tab_selection=all&anchor=LEGIARTI000045098547#LEGIARTI000045098547

[x] ”Les pratiques, les comportements ou les propos répétés visant à modifier ou à réprimer l’orientation sexuelle ou l’identité de genre, vraie ou supposée, d’une personne et ayant pour effet une altération de sa santé physique ou mentale sont punis de deux ans d’emprisonnement et de 30 000 euros d’amende”.

[xi] ”Lorsque l’infraction est commise par une personne titulaire de l’autorité parentale sur le mineur, la juridiction de jugement se prononce sur le retrait total ou partiel de l’autorité parentale ou sur le retrait de l’exercice de cette autorité en application des articles 378 et 379-1 du code civil”.

[xii] ”L’infraction prévue au premier alinéa n’est pas constituée lorsque les propos répétés invitent seulement à la prudence et à la réflexion, eu égard notamment à son jeune âge, la personne qui s’interroge sur son identité de genre et qui envisage un parcours médical tendant au changement de sexe

[xiii] Per la visione del documento integrale si rinvia al seguente link: https://www.academie-medecine.fr/la-medecine-face-a-la-transidentite-de-genre-chez-les-enfants-et-les-adolescents/

[xiv] Definizione tratta da Wikipedia francese: “L’Académie nationale de médecine est une personne morale de droit public à statut particulier, placée sous la protection du Président du République. Elle a pour mission de répondre, à titre non lucratif, aux demandes du Gouvernement sur toute question concernant la santé publique et de s’occuper de tous les objets d’étude et de recherche qui peuvent contribuer aux progrès de l’art de guérir“.

[xv] “La reconnaissance de cette dysharmonie n’est pas nouvelle, mais une très forte augmentation de la sollicitation de la médecine pour ce motif est observée (1, 2) en Amérique du Nord, puis dans les pays du nord de l’Europe et, plus récemment, en France, notamment chez l’enfant et l’adolescent“.

[xvi] “Quels que soient les mécanismes en cause chez l’adolescent – consultation exagérée des réseaux sociaux, plus grande acceptabilité sociale, ou exemple dans l’entourage – ce phénomène d’allure épidémique se traduit par l’apparition de cas, voire de foyers de cas dans l’entourage immédiat. Cette problématique avant tout sociale s’appuie, pour partie, sur une remise en cause d’une vision trop dichotomique de l’identité de genre par certains jeunes“.

[xvii] “Pour autant, une grande prudence médicale doit être de mise chez l’enfant et l’adolescent, compte tenu de la vulnérabilité, en particulier psychologique, de cette population et des nombreux effets indésirables, voire des complications graves, que peuvent provoquer certaines des thérapeutiques disponibles“.

[xviii] “Si, en France, l’usage de bloqueurs d’hormones ou d’hormones du sexe opposé est possible avec autorisation parentale sans conditions d’âge, la plus grande réserve s’impose dans cet usage, compte tenu des effets secondaires tels que l’impact sur la croissance, la fragilisation osseuse, le risque de stérilité, les conséquences émotionnelles et intellectuelles et, pour les filles, des symptômes rappelant la ménopause“.

[xix] “Aussi, face à une demande de soins pour ce motif, est-il essentiel d’assurer, dans un premier temps, un accompagnement médical et psychologique de ces enfants ou adolescents, mais aussi de leurs parents, d’autant qu’il n’existe aucun test permettant de distinguer une dysphorie de genre « structurelle » d’une dysphorie transitoire de l’adolescence. De plus, le risque de surestimation diagnostique est réel, comme en atteste le nombre croissant de jeunes adultes transgenres c souhaitant «détransitionner». Il convient donc de prolonger autant que faire se peut la phase de prise en charge psychologique“.

[xx] “L’Académie nationale de médecine appelle l’attention de la communauté médicale sur la demande croissante de soins dans le contexte de la transidentité de genre chez l’enfant et l’adolescent et recommande:

– Un accompagnement psychologique aussi long que possible des enfants et adolescents exprimant un désir de transition et de leurs parents;

– En cas de persistance d’une volonté de transition, une prise de décision prudente quant au traitement médical par des bloqueurs d’hormones ou des hormones du sexe opposé dans le cadre de Réunions de Concertation Pluridisciplinaire;

– L’introduction, dans les études médicales, d’une formation clinique adaptée pour informer et guider les jeunes et leur famille;

– La promotion de recherches, tant cliniques et biologiques qu’éthiques, trop rares en France à ce jour sur ce sujet.

– La vigilance des parents face aux questions de leurs enfants sur la transidentité ou leur mal-être, en soulignant le caractère addictif de la consultation excessive des réseaux sociaux qui est, à la fois, néfaste au développement psychologique des jeunes et responsable d’une part très importante de la croissance du sentiment d’incongruence de genre“.

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