Il Timone: “Come Davide contro Golia, la lotta alla transizione”

2 dicembre 2024 – Articolo di Raffaella Frullone e Costanza Cavalli su Il Timone n. 245

https://www.iltimone.org/articoli-riviste/come-davide-contro-golia-la-lotta-alla-transizione (articolo a pagamento)

Un lungo servizio sulla nascita della nostra associazione e le nostre storie.
«Signora deve uscire dallo schema tradizionale», poco dopo sua figlia le dirà che vuol essere chiamata David, che è non binary. Inizia una fase fatta di continui litigi e discussioni, fatta anche di bandiere trans e di binder – il corsetto che comprime il seno cosi tanto che provoca delle conseguenze a livello fisico – di esami medici e di colloqui psicologici in cui si sente dire che va tutto bene e che lei deve solo “accettare” sua figlia. Solo che Marianna sua figlia non la accetta soltanto, la ama. E cosi si informa, approfondisce, legge, trova GenerAzione D, capisce la posta in gioco e si oppone in tutti i modi, resiste alla pressione, a quella frase-copione che tutti i ragazzi dicono quasi aderendo a un modello: «Se non cambio sesso, mi uccido». Trova un’altra terapeuta non affermativa quando mancano pochi mesi alla maggior età di sua figlia. Elena non solo non si è uccisa, ma in pochi mesi ha smesso di dire che vuole cambiare sesso e ha anche smesso di chiedere che la si chiami David. Il suo non è l’unico caso, ci sono ragazzi che a un certo punto capiscono che quella è la strada sbagliata. GenerAzione D fa in modo che quel momento non arrivi troppo tardi, quando il corpo è già stato compromesso. E’ un supporto per i genitori ma soprattutto un piccolo esercito che lotta per i figli e sfida il gigante.
Come Davide contro Golia.

«Dobbiamo salvaguardare il futuro dei nostri figli. Ciò non vuol dire che non potranno essere transessuali se vorranno, ma devono essere liberi di fare una scelta consapevole». Hanno un appello: «Siamo un’associazione che rappresenta una casistica completa: ragazzi e ragazze in terapia, in età puberale e prepuberale, altri non assumono farmaci, alcuni hanno affrontato interventi chirurgici, altri ancora sono tornati a riconoscersi nel sesso di nascita. Ai medici diciamo: studiateci».

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