GenerAzioneD nel nuovo libro della Prof.ssa Fulvia Signani
L’ultimo libro di Fulvia Signani, intitolato “Potenziare la gender medicine. I saperi necessari“, esplora come la medicina possa essere potenziata e migliorata, tenendo conto delle differenze di genere e proponendo un approccio che integri conoscenze scientifiche e pratiche cliniche.
L’autrice pone in evidenza le disuguaglianze che ancora persistono tra i generi nell’ambito della medicina, evidenziando come queste influenzino l’accesso ai servizi sanitari e il diritto alla salute. La Prof.ssa Fulvia Signani analizza le disuguaglianze e la violenza di genere nelle loro varie esplicazioni, con l’intento di sensibilizzare e informare su un tema di enorme rilevanza sociale. Il volume mira anche a fornire strumenti utili per professionisti della salute e per i lettori, promuovendo una maggiore consapevolezza e comprensione delle questioni di genere all’interno del contesto medico. L’opera si propone altresì di stimolare un dibattito aperto e informato sulle diverse politiche sanitarie che riguardano la medicina di genere.
“Potenziare la gender medicine. I saperi necessari” si configura quindi come un’opera fondamentale per chi desidera approfondire le intersezioni tra genere e salute, offrendo una base teorica e pratica per affrontare queste sempre più urgenti sfide nel mondo contemporaneo.
Nel volume la Prof.ssa Fulvia Signani approfondisce anche il tema della disforia di genere, dedicando all’argomento un’apposita sezione redatta in collaborazione con Stefano Dal Maso. In tale disamina vengono analizzate le problematiche legate all’identità di genere, in particolare nei bambini, negli adolescenti e nei giovani adulti. Gli autori mettono in luce come l’approccio attuale alla disforia di genere sia spesso influenzato da ideologie che promuovono una transizione rapida, senza un’adeguata esplorazione psicologica del sintomo disforico, il quale viene diagnosticato principalmente in base all’auto-narrazione del giovane.
Dopo una sintesi dei diversi percorsi terapeutici intrapresi nei vari paesi, gli autori criticano l’approccio affermativo attualmente in voga nel nostro paese, in quanto quest’ultimo incoraggia i professionisti sanitari ad assecondare immediatamente le percezioni dei giovani riguardanti il genere, offendo loro come unica proposta terapeutica l’adesione a percorsi di transizione da attuare mediante trattamenti farmacologici a vita e interventi chirurgici su parti sane del corpo. Tale proposta non solo non tiene in adeguato conto la possibile transitorietà delle sensazioni giovanili nella fase di sviluppo, ma non considera minimamente l’eventualità di un possibile ripensamento futuro. Questo modello, originatosi dal cosiddetto “Protocollo Olandese”, è stato adottato senza sufficienti evidenze cliniche riguardo ai suoi effetti a lungo termine, per cui gli autori sottolineano l’esistenza di un serio rischio di conseguenze negative per il giovane. Come alternativa, gli autori suggeriscono l’adozione di un approccio “esplorativo e neutrale” che consentirebbe non solo di fornire adeguato sostegno psicologico a questi giovani, spesso fragili e vulnerabili, ma anche di riconoscere, tramite l’attuazione di diagnosi differenziali, le eventuali comorbilità che spesso affliggono questi giovani.
Un’altra parte fondamentale della sezione riguarda l’importanza del contagio sociale nell’ambito delle percezioni di genere tra i giovani. Gli autori osservano che i social media possono influenzare profondamente le identità e i comportamenti, spingendo alcuni adolescenti a credere che la transizione sociale e fisica sia la soluzione ai loro disagi. Questa pressante spinta social all’auto-affermazione di genere solleva preoccupazioni su come le narrazioni diffuse dai media possano distorcere la comprensione delle questioni di genere.
In sintesi, il libro di Fulvia Signani offre una critica incisiva all’approccio sanitario attuale nella gestione della disforia di genere nei giovani e invita il mondo scientifico a operare una riflessione più profonda sulle implicazioni psicologiche e sociali delle scelte terapeutiche fatte in questo ambito, ricordando che in tema di minori il principio di precauzione rinvenibile dalla locuzione “primum non nocere” rappresenta sempre il limite etico che non si dovrebbe mai oltrepassare.
Nelle note la Prof.ssa Signani ringrazia la nostra associazione nel seguente modo: “Si ringrazia “GenerAzioneD” per aver fornito dati utili alla redazione del testo. L’associazione propone nel panorama italiano una nuova aggregazione di oltre 130 famiglie con figli e figlie autodiagnosticate trans (propriamente da intendere in evoluzione nella propria identità sessuale e di genere) e che esprime una logica di affettuosa vicinanza a figlie e figli, a protezione dalla medicalizzazione e farmacologizzazione che il mainstream, anche scientifico, finora propone e identifica come “disforia di genere” o “incongruenza di genere”. L’associazione si ispira all’internazionale Genspect (https://genspect.org/) e svolge un attento compito di divulgazione della documentazione nazionale e internazionale, di utile aiuto a capire il fenomeno che viene impropriamente denominato dei “minori trans”, quasi ad indicare una doverosa presa d’atto di identificazione di genere definitiva. https://www.generazioned.org/”.