Gender: un “parco giochi” per la mente dotata

Riportiamo la nostra traduzione di un articolo di Jessie Mannisto pubblicato il 10 luglio 2023 sul sito di Genspect.

Se avete notato che le persone disforiche di genere sono spesso piuttosto brillanti, non siete gli unici. Anche se ormai lo sento ripetere spesso, la prima persona che ho sentito esprimere questo concetto, oltre a me, è stata Lisa Marchiano, nel suo post del 2017 sul blog 4thwavenow, “La disforia di genere e i bambini dotati”. L’ho trovato facendo proprio questa ricerca, perché avevo notato la stessa cosa.

È così che mi sono interessata alla questione e che l’ho esplorata in Third Factor, una rivista e una comunità che ho fondato per aiutare a soddisfare le esigenze delle persone che avevano questo tipo di energia.

Per capire quali siano i motivi che portino le persone a rifiutare i loro corpi sessuati, dovremmo guardare a questa energia e ai bisogni che crea.
Quindi di cosa sto parlando quando parlo di questa “energia?” Almeno negli Stati Uniti, il termine più comune per queste persone è “plus-dotato”, quindi userò quell’etichetta anche se quasi tutti la odiano. La qualità che li definisce è un alto QI; oltre a questo, tuttavia, c’è una comunanza di tratti che molti hanno osservato in questa popolazione. Il professor Francis Heylighen li elenca nel suo articolo “Persone plus-dotate e i loro problemi”, ma alcune delle più comuni e rilevanti sono: capacità di sviluppare idee originali e insolite; creatività; potenti capacità di ragionamento; alta sensibilità; non conformità; sentirsi diversi e forte sentimento di indignazione per l’ingiustizia.

Ti ricordano qualcuno che conosci?

Dato che sei qui a Genspect, probabilmente si. Forse puoi anche comprendere perché alcuni nei circoli educativi più quotati dicono che questi tratti possono sembrare più una maledizione che un dono. C’è disaccordo tra gli specialisti dell’educazione del talento sul fatto che i plusdotati siano più felici ed emotivamente più stabili della media oppure no, due posizioni note come ipotesi di armonia e disarmonia (vedi per esempio Preckel et al 2015). Ci sono prove a favore di entrambi, poiché ho partecipato in prima persona e visto gestire comunità dedicate a questi ragazzi. Non tutte le persone plusdotate soffrono.
Ma quando soffrono, i loro doni intellettuali sono rilevanti per il perché e come soffrono. Questa energia non comune dà origine a bisogni non comuni.

Le esigenze di un intelletto altamente attivo

Il primo problema è che il bambino plus-dotato nota tutto. Di solito può anche accorgersi che gli stai mentendo, anche se stai solo “evitando argomenti per cui non è pronto”.

Ecco una storia vera, su una ragazza che chiamerò “Sophie”. Quando aveva sei anni, i genitori di Sophie le leggevano Love You Forever (ti amerò per sempre), il bestseller illustrato sull’amore eterno di una madre per il proprio figlio. La risposta di Sophie? “Ma non potrai. Un giorno morirai.” Da quel momento non hanno più potuto leggere quel libro senza affrontare sentimenti pesanti sulla mortalità.

Questi bambini di solito non hanno torto sulle cose spiacevoli che notano. È vero che i genitori di Sophie, e Sophie stessa, moriranno un giorno. È anche vero che il mondo non è giusto, e che potrebbe, teoricamente, essere reso più giusto. Certamente la maggior parte di noi vorrebbe farlo, se solo potessimo! È affascinante quando (ed ecco un’altra storia vera) una bambina di sette anni chiede mentre sei seduto con lei in macchina perché tutti i paesi non possono essere come la Svizzera e semplicemente non combattere le guerre. Ma cosa puoi fare con una bambina del genere? Spiegarle la Realpolitik e intavolare un dibattito sulle guerre al prossimo semaforo rosso?
Ecco una grande parte del problema: questo tipo di mente deve correre.

C’è un saggio famoso chiamato “È un ghepardo?” e il succo è questo: se prendi un ghepardo e lo chiudi in una gabbia in uno zoo dove non può correre alla sua velocità caratteristica, è ancora un ghepardo? Beh, certo che lo è. Ma non sarà molto felice. Il problema è che non è facile soddisfare le esigenze di un ghepardo. Se pensi che “il dono” significhi solo andare bene a scuola, potresti pensare che offrire compiti scolastici più impegnativi possa essere sufficiente; ma cosa succede se il problema riguarda di più la spinta del giovane ad elaborare tutto ciò che sta imparando sul mondo? Che dire della lotta per trovare qualcuno che voglia farlo al suo fianco? Una capacità cognitiva intimidatoria può ostacolare la connessione sociale, anche se uno studente capisce bene i segnali sociali. La ricerca suggerisce che le ragazze plusdotate, che non sono tra pari intellettuali, “possono essere respinte nonostante le buone abilità sociali”, con il loro vocabolario o le conoscenze generali alienanti nei confronti dei loro coetanei, mentre i ragazzi plus-dotati possono rifiutare i risultati accademici per stabilire la loro mascolinità e conquistare il rispetto del loro gruppo di pari.
Inoltre, l’androginia è un tratto comune tra gli individui dotati e creativi. “Quando si somministrano test di mascolinità/femminilità ai giovani, il più delle volte si scopre che le ragazze creative e di talento sono più dominanti e dure delle altre ragazze, e i ragazzi creativi sono più sensibili e meno aggressivi dei loro coetanei maschi”, scrive l’eminente ricercatrice sulla creatività Mihaly Csikszentmihalyi nel suo popolare libro Creativity (p. 70-71). Sfortunatamente, e qui sto parlando dall’esperienza di prima e seconda mano, i ragazzi hanno problemi a trovare altri ragazzi sensibili che non siano turbati dai loro lati morbidi, mentre le ragazze spesso faticano a trovare altre ragazze che vogliono confrontarsi sulle idee e sfidarsi intellettualmente.
Questa cosa che chiamiamo “plusdotazione” non riguarda solo l’intelletto: è più olistico. Il nostro intelletto e le nostre emozioni sono intrecciati. Ecco perché parlo dell’ energia. Non intendo energia vudù; sto parlando di un’altra qualità comune (se non universale) associata alla plusdotazione: un sistema nervoso che sembra rispondere di più, non solo alle idee, ma a tutta una serie di stimoli, comprese le emozioni. I bambini si confrontano con la mortalità troppo presto e cominciano alle elementari per risolvere il problema della guerra non sono solo intellettualmente energici, ma anche emotivamente energici. Il che è senza dubbio difficile da gestire per i genitori, per i coetanei e per gli studenti stessi. Ci vuole pratica, e ci vogliono le persone giuste con cui praticare. Il fatto è che la maggior parte delle persone non è pronta a investire quel tipo di energia che questi ghepardi sono portati a sprigionare.

Cosa offre Internet a un adolescente dotato

Ora, però, abbiamo Internet, e questo cambia tutto.

Su Internet, questi bambini possono trovare altri ghepardi e partire a correre. Dopo una vita passata a sentirsi diversi, possono trovare altri là fuori che si sentono come loro. Dopo essersi resi conto troppo presto di tutti i problemi del mondo, possono unirsi ad altri che stanno lottando sotto questo carico. Per quanto riguarda tutte le idee che gli vengono su come sistemare il mondo, beh, ora hanno spiriti affini che fanno il tifo per loro, e con cui unirsi come attivisti offline, se riescono a raggiungere una massa critica insieme. E naturalmente, Internet dà loro la possibilità di combattere anche nel mondo virtuale (in dettaglio, Internet non offre la possibilità di testare nella realtà queste idee, ma non importa. È già un sollievo trovare qualcuno con cui correre).

Ma c’è una fregatura. Per trovare la tua tribù, devi cercare la cosa giusta, quella attorno alla quale si stanno coalizzando altri come voi. Non è necessario che sia la cosa perfetta; deve solo essere qualcosa di cercabile, un hashtag da attaccare ai tuoi post in modo che le persone ti trovino. Questa energia alimenta molti subreddit o Discord, dai diritti degli uomini alla spiritualità, fino alle subculture adolescenti reciprocamente radicalizzanti sia della sinistra e sia della destra.

Se il tuo intelletto e le tue emozioni si attivano sentendoti un diverso, però, è difficile competere con “l’identità di genere”. Digita “am I trans” in Google e vedi cosa ottieni. Se i tuoi risultati sono simili ai miei, vedrai molte risposte nebulose che risuoneranno nei bambini intellettualmente e creativamente energici che stanno cercando di trovare una spiegazione del perché sono diversi, che non implichi l’arroganza – o peggio, il privilegio – di un’etichetta conferita dagli insegnanti e definita dai punteggi dei test o dalle abilità verbali o (brividi) un’aspettativa di risultati elevati.

Allo stesso tempo, diventare un leader in questo ambito permette all’intelletto la possibilità di correre. Tenere il passo il gergo di genere permette di fare buon uso di quell’alto QI verbale, così come padroneggiare le sfumature di genderflux vs neutrois. Ma, soprattutto, questo linguaggio offre al giovane atipico la possibilità di sfogare quelle emozioni e cercare di esprimere qualcosa che non ha saputo esprimere in precedenza. I giovani dichiarano (talmente spesso che è un mantra ripetuto dagli specialisti di genere) “prima non avevo le parole”. Improvvisamente, viene loro consegnata una narrazione accettabile per spiegare perché sono diversi.

Comprendere e guidare il dono

La domanda ovvia è: questa narrazione li indirizzerà in una direzione costruttiva?

Come i lettori di Genspect sanno, troppo spesso non è così. Come ha scritto Katherine Burnham, una detransitioner, in Third Factor, “Riscoprire la mia plusdotazione (non amo questo termine, ma quale potrei usare?) è stato un cambio di paradigma; potevo vedermi sotto una luce completamente nuova, rivalutando tutto ciò che pensavo di sapere su me stessa.”

Ma c’è un problema: chiamando i tentativi di esplorare le ragioni della disforia di genere “terapia di conversione”, evitiamo alle persone di parlare delle profondità di un’esperienza che ho appena iniziato a descrivere in questo breve articolo. Data la sovrarappresentazione della plusdotazione tra i disforici di genere, c’è un forte bisogno di terapisti esplorativi di genere che comprendano la plusdotazione, i bisogni che ne conseguono e il suo impatto sul senso di sé e sul senso di appartenenza di un giovane. Per aiutare questi pazienti, i terapeuti devono essere liberi di esplorare l’impatto di questa energia intellettuale.

Ho parlato con diversi esperti di plusdotazione che condividono queste preoccupazioni. Ognuno di loro è riluttante a esporsi per le ragioni che non serve spiegarvi.

A dire il vero, molte persone che si occupano dell’educazione dei plus dotati non sono d’accordo con me. Sosterranno che i bambini trans plus-dotati sono doppiamente emarginati e che i bambini plus-dotati potrebbero essere più propensi a riconoscere la loro identità di genere non comune proprio grazie ai loro doni.
Basti dire che sono scettica. È possibile che io mi sbagli, certo. Sono pronta ad un confronto sui vari punti di vista. Il problema è che la conversazione non è consentita.

Mi rendo anche conto del fatto che nessuna soluzione alla disforia di genere sarà mai semplicemente il riconoscimento della plusdotazione, anche nel caso in cui faccia parte della risposta. Ma è rilevante per un discorso più ampio. Come molti prima di me hanno notato, dare ai terapeuti queste informazioni – e poi assicurarsi che non perdano la loro licenza se la esplorano – è conditio sine qua non se ci preoccupiamo del benessere delle persone plus-dotate.

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