Fare ammenda per la mia professione. La psicoterapia può riscattarsi?

Fritha Robinson spiega la necessità di andare oltre la transizione.

Traduzione dell’articolo di Fritha Robinson sul ruolo che i terapeuti hanno svolto nella transizione di persone vulnerabili, pubblicato su Genspect.org il 10 febbraio 2025.


Gli errori fanno parte della vita, ma alcuni sono più gravi di altri. La categoria dei terapeuti ha commesso un grande errore nel promuovere e sostenere le cure per l’affermazione di genere; sono testimone dei danni che ne sono derivati per una coorte di persone vulnerabili. Nel 2024 mi sono iscritta a Beyond Trans per essere parte della soluzione e fare ammenda per conto della mia professione. Ho scoperto dalle detransitioner con cui ho lavorato che sono tormentate da errori che sono stati commessi da professionisti della salute mentale, dei quali però tragicamente sono loro a portare il peso e la colpa.

Dal momento che tutte le detransitioner con cui ho lavorato sono femmine, mi limiterò ad analizzare il modo in cui il fenomeno colpisce le donne. Prima della transizione queste giovani donne erano adolescenti che lottavano con l’ossessione del perfezionismo e la paura di sbagliare: erano molto severe con sé stesse. La possibilità della transizione è arrivata loro come una soluzione alla loro sofferenza psicologica. Al momento hanno colto la palla al balzo, ma si sono presto rese conto che il percorso non le aiutava: le faceva sentire anche peggio. Ora a queste giovani, che di base soffrivano di ossessioni perfezionistiche, basta dire una parola per ricordarsi di aver commesso un grande errore.

Tutti facciamo degli errori, ma normalmente non ci vengono ricordati in continuazione. Nelle giovani donne che hanno assunto testosterone, anche solo pochi mesi di utilizzo sono stati sufficienti per alterare la voce in modo definitivo. Certo, in molti casi è possibile allenare la propria voce a parlare con tonalità più acute, e le ragazze con cui ho lavorato lo hanno fatto con successo. Io non mi sarei mai accorta che avevano assunto testosterone semplicemente ascoltandole. Ma, così come non ci è visibile l’energico sforzo subacqueo di un cigno che vediamo scivolare pacificamente sulle acque di un lago, anche lo sforzo continuo che una donna deve fare per alzare il proprio tono della voce dopo una detransizione non è qualcosa di evidente. Eppure, ogni volta che parla con qualcuno, non può evitare di ricordare il doloroso errore che ha commesso.

Scritto sui loro corpi

Prima di lavorare con i detransitioner, pensavo erroneamente che una donna che aveva solo assunto testosterone avrebbe avuto un recupero più facile rispetto a una donna sottoposta a mastectomia. La triste realtà è che le conseguenze profonde della somministrazione di testosterone a giovani donne, se associate ai processi mentali caratteristici del disturbo ossessivo compulsivo, rendono impossibile valutare la piena portata del loro disagio emotivo basandosi solo sul fatto che abbiano cessato il trattamento ormonale prima di aver effettuato anche interventi chirurgici. Anche se a volte non sembra nemmeno che siano state sotto testosterone, esse convivono con la necessità di radersi per rimuovere i peli in eccesso, con la voce che diviene rauca, con la perdita dell’abilità di cantare e con gli effetti dolorosi dell’ingrossamento nelle parti intime. In pratica devono convivere con un corpo ormai medicalizzato che peggiora il loro disturbo ossessivo compulsivo. Per non parlare del fatto che, quelle che non si spostano dal luogo dove sono state medicalizzate, convivono con la consapevolezza che tutte le persone della loro cerchia sociale sono a conoscenza della loro transizione e detransizione.

Come potrà ben capire chi ha lavorato con soggetti affetti da ossessioni perfezionistiche, far loro presente che sono stati i professionisti della salute mentale e i medici a condurle fuori strada, illudendole con false promesse, non è sufficiente ad alleviare il loro tormento. Le storie che raccontano sui cosiddetti professionisti che hanno favorito la loro transizione sono sconcertanti, e testimoniano fino a che punto molte persone nel nostro campo si siano allontanate dall’etica. È incredibile come queste giovani donne, che erano solo bambine quando hanno chiesto aiuto e che sono andate incontro a un peggioramento della salute mentale come diretta conseguenza del rimedio miracoloso che gli è stato propinato, siano così coraggiose da ritentare la strada della terapia. Ora meritano di ricevere l’aiuto competente che in prima battuta gli è stato negato. La strada da percorrere è quella di imparare la compassione e il perdono di sé, l’accettazione profonda e come far fronte alle ossessioni e alle compulsioni in modo sano. In breve, a loro servono tutte le riflessioni e le strategie che un buon terapeuta può offrire, non certo l’affermazione scriteriata che hanno invece ricevuto.

Fare ammenda

Se come me vi vergognate del ruolo che la professione terapeutica ha svolto nel danneggiare persone vulnerabili, prendete in considerazione l’idea di unirvi a Beyond Trans per contribuire a risolvere un problema al quale la nostra categoria ha contribuito.


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