E sei così bella Che più bella non c’è…..
Pensieri di un padre dell’associazione GenerAzioneD sulla figlia, una ragazza maggiorenne in transizione.
Un’ombra di delusione cade sul nostro cuore, quando ci accorgiamo che i nostri figli prendono una strada che consideriamo non essere la migliore per loro.
No, non è una delusione nei loro confronti, ma una delusione di noi stessi. Ci sentiamo sbagliati come genitori, ci interroghiamo su quanto avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto. Un’ombra che può essere rapidamente e facilmente annullata se vediamo che la strada intrapresa è la Loro strada, l’ombra viene dissipata dalla luce che vediamo nei Loro occhi.
L’angoscia mi attanaglia l’anima, mia figlia non sta intraprendendo semplicemente una strada sbagliata…
L’angoscia che, senza rendersi conto, stia compromettendo irrimediabilmente la sua vita, la sua salute fisica; l’angoscia di trovarmi impotente, senza nessuna possibilità di fermare un percorso che, con illogiche teorie, viene supportato dalla società politically correct.
Nei suoi occhi vedo solo il vuoto, non c’è luce, non c’è consapevolezza.
Mi fermo, cerco di cancellare i pensieri.
Ricordo il tempo che la sentivo muoversi nel grembo di sua madre, ricordo il giorno che ho assistito alla sua nascita. L’emozione del momento, l’ostetrica la passa alle mie braccia, chiedendomi di portarla alla bilancia. Emozione, una creatura così piccola indifesa, paura di farle del male ed allo stesso tempo sentire dentro di me crescere una forza immensa, pronta a proteggerla da ogni pericolo e ogni avversità della vita. Il mistero della vita che nasce, la meraviglia della nuova vita che si affaccia al mondo.
L’ho vista crescere, quanti ricordi porto dentro, quanti momenti vissuti assieme.
Dai primi giorni, che diventano i primi mesi, i primi anni. Esperienze della vita: la scuola, le attività sportive, le passeggiate in montagna, i giorni passati al mare… quanti ricordi felici.
L’ho vista crescere senza nessun segnale di quanto sarebbe accaduto.
Fermare i pensieri non è possibile e ritorno a pensare a Lei nel presente.
Non sono stato in grado di difenderla, qualcosa è successo nella sua vita e non ho fatto in tempo ad accorgermene.
Ripenso al giorno in cui, con parole vuote e preimpostate, mi spiega che lei è un uomo, che l’abbiamo fatta crescere seguendo degli schemi che le hanno fatto credere di essere femmina, ma Lei è nata in un corpo sbagliato e questo suo corpo può essere cambiato. In questo modo la sua vita diventerà una vita felice.
Sembra un momento così lontano, vivere nell’angoscia mi ha portato a distorcere il tempo. Le giornate si sono allungate, sembrano non finire mai, mentre continuo a pensare a cosa sta succedendo nella testa, nell’anima di mia figlia, a quanto dolore possa esserci stato per portarla su questa strada, nella speranza che il dolore potesse finire.
Sapere dentro di me che il dolore per Lei non finirà, che proseguirà su questa strada continuando a rincorrere la felicità, senza mai riuscire a raggiungerla.
Sei mesi per decidere di intraprendere il percorso psicologico, sei mesi per iniziare a prendere testosterone, otto mesi per ottenere il cambio dei documenti. Solo venti mesi per diventare burocraticamente un uomo.
Paura, paura che la sua rincorsa alla “felicità” non si fermerà, le sue prossime tappe: la mastectomia bilaterale, poi isterectomia, e poi…?
Speranza che possa fermarsi prima di arrivare a questi passi, speranza sempre più debole, la sua rincorsa alla “felicità” è stata tutta in discesa, la società politically correct ha aperto per lei corridoi preferenziali e continua ad aprirli.
Dolore, penso a Lei, ascolto una canzone.
“E sei così bella Che più bella non c’è…” “Ma sei così bella Che per te morirò”
E sei così bella di Ivan Graziani