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Disforia di genere, Corriere Milano: “Negli ultimi anni minori sempre più giovani”


27 giugno 2024

Mancano solo due giorni alla parata del Milano pride e sul Corriere Milano di oggi sembra si festeggi l’aumento esorbitante nel numero dei giovani transgender. Parliamo di persone che – prima ancora di aver raggiunto la maturità cerebrale – verranno in gran parte medicalizzate a vita e sottoposte a importanti interventi chirurgici per la rimozione di parti del corpo sane.

“Sono sempre di più e sempre più giovani le persone transgender che si rivolgono ai servizi di aiuto e orientamento sul territorio milanese”.

Inizia così l’articolo di oggi 27 giugno su Corriere Milano, nel quale sono riportati alcuni dati presentati a un convegno di Agedo Milano. Antonia Monopoli, donna transgender che gestisce uno degli sportelli milanesi, lo Sportello Trans Ala Milano Onlus, riporta che “negli ultimi cinque anni i genitori accompagnano figli minori sempre più giovani” e i ragazzi coinvolti sono sempre più numerosi: il solo Sportello Trans Ala di Milano ne ha contati nel 2023 ben 338.

Eppure non c’è allarme o preoccupazione nello snocciolare numeri in vertiginoso aumento.

La responsabile dello sportello trans giustifica così l’aumento dei casi e la diminuzione dell’età: “Oggi i ragazzi, anche grazie ai social, sono più consapevoli di cosa voglia dire essere transgender perché diversi attivisti fanno informazione attraverso quelle piattaforme”.

Una singolare teoria secondo la quale i profili social degli influencer trans e transattivisti che pubblicizzano la transizione di genere come “cool” e senza rischi, lungi dal rappresentare un pesante condizionamento per i ragazzi che attraversano un periodo della vita nel quale la confusione sulla propria identità dovrebbe essere semplicemente normale e transitoria, sarebbero invece una vera salvezza per i piccoli transgender che possono riconoscersi meglio e prima.

Dove fossero tutti questi giovanissimi transgender fino a una manciata di anni fa, prima che il web glorificasse e arricchisse gli influencer transgender, rimane un mistero. Forse c’erano, ma erano repressi? C’erano quindi molti più adolescenti a rischio suicidio o gravemente sofferenti di ora? Le statistiche sulla salute mentale dei giovani ai nostri giorni suggeriscono il contrario.

Da genitori di ragazzi che vivono problematiche correlate al genere, abbiamo avuto modo di riconoscere il ruolo determinante che internet e i social network (in particolare durante i lockdown) hanno avuto nell’identificazione transgender dei nostri figli, ragazzi fragili e sensibili (spesso affetti da neurodivergenze o disturbi mentali) che sono stati portati a interpretare la loro sofferenza come la prova di essere nati in un corpo sbagliato.

Nella nostra esperienza, oggi i ragazzi che si dichiarano transgender sono incoraggiati dai pari e ottengono una visibilità e un’attenzione prima sconosciute, insieme alla promessa – degli influencer, ma anche del sistema medico – che modificare il corpo potrà risolvere i loro problemi. Mentre nessuno osa far loro domande sul loro disagio per paura di risultare transfobico (nemmeno la gran parte degli psicologi, a quel punto passibili di segnalazione per aver fatto terapia di conversione), molti di questi ragazzi finiscono per interpretare un falso sé che gli procura un posto d’onore nella famiglia T, posizione che perderanno nel momento in cui dovessero scoprire di non essere veramente trans.

Così, quella che viene interpretata come una liberazione finisce per diventare una trappola dalla quale è difficilissimo uscire, anche una volta scoperto che la disforia di genere era un sintomo e non il vero problema.

Credits Immagine: Francesca, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

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