Commento alla notizia sul bando del governo inglese ai bloccanti della pubertà
Come riportato da Avvenire in un articolo dell’11 dicembre 2024, il Regno Unito ha deciso di rendere definitivo il divieto sui bloccanti della pubertà per i minori di 18 anni. Delibere analoghe, peraltro, erano state precedentemente adottate dalla Scozia e dalla Irlanda del Nord.
Tali scelte di gestione amministrativa accolgono le preoccupazioni, ormai diffuse nella comunità scientifica, sulla pericolosa incidenza dei farmaci bloccanti in tutti i processi di crescita, incluso quello cognitivo e di costruzione della propria identità, e sulla reale utilità al raggiungimento del benessere auspicato nei molti casi in cui la sofferenza dei ragazzi sia associata a problematiche ulteriori.
Come associazione di genitori di ragazzi con incongruenza di genere, e più semplicemente come cittadini italiani, abbiamo la speranza che l’esperienza acquisita negli altri Paesi cominci a essere seriamente presa in considerazione nel sistema sanitario italiano, superando i muri di certezza proposti dalle nostre istituzioni sanitarie, che continuano a minimizzare le conseguenze riferibili all’uso dei farmaci in questione, come si può continuare a leggere nei portali delle aziende ospedaliere che offrono tali trattamenti.
La “expertise”, che nell’attuale contesto si sovrappone quasi completamente all’approccio affermativo, è da tempo chiamata a mettersi in discussione, come avviene in tutte le aree di ricerca e trattamento. Gli “esperti”, d’altra parte, non possono essere riconosciuti quali portatori di certezze scientifiche e verità assolute, come non dovrebbe avvenire in campo scientifico, e le loro opinioni devono essere prese in considerazione con prudenza e senso critico, soprattutto da parte di formatori e educatori.
È una materia complessa, nella quale appoggiarsi a protocolli di scarsa legittimazione rappresenta un rischio concreto, come riconosciuto nei vari paesi ma, non ancora, in Italia.