Cartoni e libri trans per bambini in Italia

In un articolo di Transgendertrend (qui tradotto sul nostro sito) si parlava di come l’editoria nel mondo anglosassone in anni recenti abbia sposato acriticamente la teoria dell’ideologia di genere e non si sia fatta scrupoli a inserire nelle proposte per bambini -anche molto piccoli- libri illustrati che incoraggiano a interrogarsi sulla propria identità di genere in base alle proprie preferenze in fatto di abbigliamento, giocattoli e attività. Nonostante il mondo scientifico e medico stiano facendo marcia indietro davanti all’assenza di evidenze riguardo ai benefici dell’approccio affermativo di genere, sembra che le case editrici continuino a sfornare contenuti per bambini di questo tenore.

L’Italia arriva sempre un po’ dopo rispetto al mondo anglosassone, ma in anni recenti anche nel nostro paese hanno cominciato a moltiplicarsi i contenuti “trans” per bambini, tradotti e propagati da episodi dei cartoni animati o silenziosamente inseriti tra le pagine dei libri illustrati, che veicolano il concetto di identità di genere sulla base di una visione stereotipata e superficiale dell’essere maschio o femmina.

I protagonisti trans o non binary dei racconti sono essi stessi bambini, che, sulla base delle loro preferenze di abbigliamento, stile o attività non conformi, si dichiarano del sesso opposto e vengono immediatamente riconosciuti come tali anche dagli adulti, come se bastasse un vestito o un taglio di capelli per cambiare sesso.

E in effetti per i bambini è così: basta nascondere i genitali e i bambini vengono riconosciuti nel sesso opposto. Per loro un taglio di capelli o una gonna rosa hanno l’effetto di una magia e, se gli adulti di riferimento glielo fanno credere, sono davvero convinti di aver cambiato sesso, così come credono alla fatina dei denti e a babbo natale.

Fino alla pubertà, quando a loro spese scoprono di doversi sottoporre a interventi medici e assumere ormoni a vita, solo per poter somigliare a un membro del sesso desiderato.

Riportiamo un piccolo elenco non esaustivo di contenuti “trans” per bambini in italiano nei quali alcune mamme sono incappate per caso con i loro bambini in età prescolare.

Su Netflix: la bisontina maschiaccia che si dichiara non-binary

Nella serie per bambini di età prescolare Ridley Jones: la paladina del museo, distribuita da Netflix, e nello specifico all’episodio 8 della quinta stagione, dal titolo “Buona giornata della mandria” (ritirato dalla piattaforma inglese, ma non da quella italiana), la giovane bisontina Fred si infastidisce con la nonna che la chiama “la mia nipotina” e quindi fa coming-out come non-binary. Nella versione italiana Fred ha la voce da maschietto e parla di sé al maschile. La nonna di Fred si adegua immediatamente alla richiesta senza porre domande, e tutti vissero felici e contenti. Ma non è la prima volta che Fred aiutava i bambini a interrogarsi sulla propria identità di genere: nella stagione 2 episodio 1 “Il ballo del bisonte”, la piccola bisonte nel scegliere un abito di taglio maschile azzurro per andare al ballo dichiarava che così avrebbe potuto essere davvero “sé stesso”.

Storie della buonanotte per bambine ribelli: la bambina trans

Nel famosissimo libro per bambini Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, tra le 100 storie di donne che hanno fatto la differenza sfidando le imposizioni della società, troviamo la storia vera del piccolo Coy Mathis, che, dal momento che amava “le gonne, il colore rosa e le scarpe con i brillantini”, mentre “non gli piacevano i vestiti da maschio”, venne portato dal dottore, il quale “spiegò” che Coy era “una bambina transgender” (alla faccia del progresso, della fluidità di genere e della libertà di non conformarsi). “Da allora in poi la mamma e il papà di Coy chiesero a tutti di trattare Coy come una bambina”. Nessuno lasciò a Coy la libertà di essere un bambino ribelle.

Bruno l’astronauta

Bruno l’astronauta, età consigliata +4, è un libro illustrato che racconta la storia di un bambino alla ricerca di risposte sui genitali maschili. A un certo punto recita: “Circa la metà del genere umano nasce con un pene e, nella maggior parte dei casi, chi nasce con un pene si sente un ragazzo. Non tutti però, alcune persone che hanno un pene sentono di essere ragazze, altre si sentono una via di mezzo tra i due. Ognuno è fatto a modo suo”.

SexEducation sulla Smemoranda

Poi ci sono i diari, come la Smemoranda, che in una sezione denominata SEXEDUCATION impartisce lezioni sull’identità di genere, incoraggiando i giovanissimi a interpretare la più che lecita e diffusa confusione adolescenziale come segnale di appartenenza alla colorata famiglia queer, fatta di etichette luccicanti tra le quali poter scegliere (non-binary, gender queer, transgender, gender fluid, gender neutrale ecc.) per diventare finalmente qualcuno.

L’educazione sessuale a scuola

A scuola, nel contesto dei corsi sull’educazione affettiva e sessuale – spesso affidati ad associazioni legate ad ambienti LGBT – possono girare immagini come l’omino genderbread, che introduce i bambini ai concetti (ascientifici) di sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale e espressione di genere rappresentati come spettri indipendenti tra loro, che trovano spazio in parti diverse del corpo (genitali, cervello, cuore e aspetto esteriore), e che permettono loro di comporsi la propria identità sessuale e di genere a piacimento come si regolano i colori di un’immagine coi filtri di photoshop (salvo poi dover adeguare il corpo di conseguenza con la chirurgia e l’assunzione di ormoni, rovinandosi la salute, ma supportando un fiorente mercato).

Per segnalare libri o altri contenuti per bambini di questo tenore potete scrivere a info@generazioned.org

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