Abbiamo chiesto ad ArciLesbica cosa pensano dell’impennata di ragazze che vogliono diventare maschi: ecco come è andata
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere di conoscere due rappresentanti di ArciLesbica, l’associazione nazionale che, come si legge dal loro sito, “persegue la finalità di combattere ogni forma di pregiudizio e di discriminazione nei confronti delle lesbiche e delle donne in generale , di rivendicare il riconoscimento e il pieno godimento dei loro diritti civili, di dare visibilità alle lesbiche sul piano politico, culturale e dei diritti, promuovendone l’affermazione e la diffusione della cultura”.
Avevamo contattato questa associazione per capire cosa pensano le lesbiche italiane della situazione in cui si trovano le giovanissime di oggi, le quali, vuoi perché mascoline nell’aspetto o nel carattere, vuoi perché attratte sessualmente dalle altre ragazze, vengono portate a credere di essere maschi nati in corpi di femmina, e perciò instradate verso una transizione corporea che prevede molte insidie, tra cui la rimozione di parti sane, la sterilità e pesanti effetti collaterali dovuti alla medicalizzazione a vita.
Ciò che abbiamo trovato è stata una bellissima accoglienza e una grande disponibilità nell’incontrarci e ascoltare le nostre storie di mamme preoccupate, angosciate per il futuro delle nostre ragazze.
Abbiamo potuto confrontarci con persone informate su un tema, la disforia di genere, che il più delle volte viene trattato in modo superficiale e ideologizzato, ben consapevoli del danno che si sta facendo ai nostri giovani, propinando loro fin da piccoli il concetto irrealistico che si possa cambiare sesso a piacimento, e che sia un percorso normale e perfino desiderabile.
Ci hanno domandato se le nostre figlie pensano che veramente si possa cambiare sesso come una sorta di magia, o se si rendono conto del fatto che si tratta di un’operazione cosmetica imperfetta, non priva di rischi e complicazioni.
Un’ottima domanda, che spiega esattamente il perché della preoccupazione di noi genitori nel vedere entrare nelle scuole psicologi che illustrano ai bambini le infinite alternative di identità sessuale che potranno scegliere “à la carte” (come se crescere non fosse già abbastanza difficile).
Dopo aver visto e ascoltato ormai centinaia di testimonianze di genitori di ragazzine in difficoltà, spesso lesbiche e in conflitto coi propri corpi in crescita, che hanno trovato conforto e appartenenza nella comunità trans, sacrificando senza rendersene conto la propria salute e molte possibilità per il futuro, viene da pensare che tutta questa spinta alla transizione, che certamente ha tra le sue motivazioni enormi interessi economici, sia motivata anche dalla lesbofobia, spesso interiorizzata da queste ragazze. Insomma: trans è figo, lesbica no.
Le donne di ArciLesbica sono ben coscienti di questa deriva nel movimento LGBTQ+, denunciano il transfemmismo – hanno scritto anche il libro “Noi, le lesbiche. Preferenza femminile e critica al transfemminismo” – e si fanno carico di fornire un sostegno concreto alle giovani ragazze lesbiche (o ancora confuse) per dimostrare loro con le proprie testimonianze che una via possibile per accogliersi e accettarsi per quello che si è ancora possibile.
Per questo ci hanno offerto anche di incontrarci, insieme alle nostre ragazze, cosa che speriamo possa avvenire presto.