Chi sono io?

Pubblichiamo nostra traduzione di un articolo di Sandra Pertot da Gender Clinic News, 18 gennaio 2025


L’esplorazione, non l’affermazione, è la risposta corretta a un bambino che crede di essere del sesso opposto.

Come faccio a sapere chi sono?

I bambini vengono al mondo senza sapere nulla, ma con una grande capacità di apprendimento. Le loro prime esperienze sono sensoriali, reagiscono a ciò che possono vedere, sentire, annusare, toccare, assaggiare e sperimentare. Non nascono con un senso innato di chi sono. Nascono con caratteristiche e abilità, ma non hanno un linguaggio con cui descrivere sé stessi, le altre persone, le loro esperienze o il loro ambiente.

I bambini acquisiscono il linguaggio nei primi tre anni di vita, grazie all’esposizione al linguaggio e alle conversazioni con gli altri. Nascono con una capacità innata di capire le regole del linguaggio che li circonda e l’interazione con gli altri amplia il loro vocabolario e le loro forme di espressione. La capacità di comprendere e comunicare con gli altri è alla base di ogni apprendimento, sia formale che informale.

La formazione dei concetti è il processo mentale di organizzazione delle informazioni in categorie, o concetti, sulla base delle nostre esperienze e percezioni. Le quattro fasi della formazione dei concetti sono astrazione, generalizzazione, esperienza e analisi. L’astrazione consiste nell’isolare le somiglianze tra due o più cose, mentre la generalizzazione applica il concetto a oggetti o situazioni con caratteristiche comuni che non sono state osservate in precedenza.

Attraverso le fasi di esperienza e di analisi che seguono il bambino impara ad applicare il concetto al mondo che lo circonda. Per esempio, nel processo di acquisizione del concetto di animali, un bambino potrebbe notare le caratteristiche di creature chiamate gatti, poi vedere le somiglianze tra gatti e cani e, osservando altri animali, acquisire gradualmente la capacità di riconoscere nuovi organismi come animali e distinguere quelli che non lo sono.

Gli individui possono imparare solo da ciò a cui sono esposti e con cui interagiscono, anche per le caratteristiche che sono innate. Per esempio, gli aborigeni australiani che avevano vissuto in isolamento per migliaia di anni furono confusi dai primi uomini bianchi che videro, credendoli fantasmi del loro popolo morto, poiché non avevano il concetto di razza.

Allo stesso modo, se un bambino fosse cresciuto in una società in cui i sessi fossero stati rigorosamente separati fino a dopo la pubertà, non avrebbe avuto alcun concetto di cosa significasse essere maschio o femmina, ragazza o ragazzo, donna o uomo.

Come facciamo a sapere di che sesso siamo e a quale genere dovremmo appartenere?

Questa domanda è diventata una questione fondamentale dei tempi moderni.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riassume la differenza tra sesso e genere nel modo seguente: 

  • il sesso si riferisce alle “diverse caratteristiche biologiche e fisiologiche di maschi e femmine, come gli organi riproduttivi, i cromosomi, gli ormoni”;
  • il genere si riferisce alle “caratteristiche socialmente costruite di donne e uomini, come le norme, i ruoli e le relazioni di e tra gruppi di donne e uomini”.

Per quanto riguarda la “società”, questo termine indica un gruppo di persone che vivono insieme in una comunità con tradizioni, interessi e istituzioni comuni. Per “cultura” si intendono le norme e i comportamenti sociali presenti in una società, come usi, costumi, credenze e leggi.

Sebbene alcuni operatori sanitari abbiano adottato la moda attuale di dire che il sesso del bambino viene “assegnato” alla nascita, lasciando aperta la possibilità che l’operatore sanitario possa essersi sbagliato, il sesso di una persona non può cambiare. È impossibile che un essere umano in grado di produrre sperma diventi un essere umano in grado di produrre ovuli, e viceversa.

Le condizioni note come “disturbi dello sviluppo sessuale” non possono essere generalizzate a chi non presenta tale disturbo. Le persone infertili sono o maschi infertili o femmine infertili.

I ruoli di genere, cioè i comportamenti socialmente o culturalmente accettati e attesi dalle femmine (bambine, donne) e dai maschi (bambini, uomini), possono cambiare nel tempo e nel luogo, anche nella stessa società durante tutta la vita di una persona; si pensi, ad esempio, all’impatto del movimento femminista, che non solo ha liberato le donne dai ruoli di genere restrittivi, ma ha portato benefici anche agli uomini.

I bambini imparano a distinguere tra maschi e femmine (sesso biologico) a età diverse e la loro identità di genere (il senso di essere una bambina o un bambino, una donna o un uomo) si sviluppa in fasi diverse:

  • 2 anni: i bambini si rendono conto delle differenze fisiche tra maschi e femmine;
  • 3 anni: la maggior parte dei bambini è in grado di identificarsi come maschio o femmina, anche se non conosce il significato di maschio e femmina;
  • 4 anni: la maggior parte dei bambini ha un’identità di genere stabile;
  • 5-6 anni: i bambini diventano più consapevoli delle regole e delle aspettative sociali/culturali di genere;
  • 6-7 anni: i bambini possono fare meno affidamento sulle espressioni esteriori di genere, poiché si sentono più sicuri che gli altri riconoscano il loro genere.

In questo articolo parlo di bambini dalla nascita alla prima adolescenza.

Fino a poco tempo fa le definizioni dell’OMS contemplavano la concezione accettata di chi fossero le bambine, i bambini, le donne e gli uomini; i termini “sesso” e “genere” erano usati in modo intercambiabile.

A partire dagli anni ’90, a causa della campagna promossa dai nuovi sostenitori delle teorie queer per “sfidare l’eteronormatività”, ai bambini viene insegnato che è possibile “nascere nel corpo sbagliato”, che il loro sesso è stato “assegnato alla nascita” e che possono non essere il maschietto o la femminuccia che gli è stato detto di essere; il che significa che un bambino può nascere nel corpo di una femmina ma avere l’identità di genere di un maschio, e viceversa.

Uno sviluppo inquietante è l’affermazione di alcuni operatori sanitari secondo cui “da un punto di vista medico, il determinante appropriato del sesso è il genere”, a causa della nuova convinzione che esistano più di due sessi.

Quindi, come e – altrettanto importante – perché un bambino arriva a credere di essere nato nel corpo sbagliato, che un maschio è in realtà una femmina e una femmina è in realtà un maschio?

Il punto di partenza è capire che la teoria proposta dagli operatori sanitari che si occupano di affermazione di genere è troppo semplicistica. La “cura di genere” si basa sulla teoria che il genere è un senso innato/interiore e che il bambino “sa chi è”, quindi la valutazione e la gestione devono essere “guidate dal bambino”.

Gli attuali standard di cura (SOC-8) dell’Associazione professionale mondiale per la salute dei transgender (WPATH) non affrontano la complessità dello sviluppo dell’identità di genere nei bambini.

Una revisione psicologica completa di oltre cento articoli sullo sviluppo del genere ha adottato il seguente approccio:

“Rivediamo la teoria e la ricerca sulla valutazione, lo sviluppo e le conseguenze delle differenze individuali nell’identità di genere, studiate tra i bambini della scuola ordinaria. L’identità di genere comprende le valutazioni dei bambini sulla compatibilità con i collettivi di genere e la motivazione ad inserirsi in essi; è un costrutto multidimensionale.”

“Vengono approfondite cinque dimensioni dell’identità di genere: la percezione della tipicità dello stesso genere; la percezione della tipicità dell’altro genere; l’appagamento di genere; la pressione per la conformità di genere; l’inclinazione intergruppo [per cui si favoriscono i membri del proprio gruppo di appartenenza rispetto ai membri di altri gruppi].”

“Una serie di processi cognitivi, affettivi, sociali e difensivi contribuiscono a queste forme di identità di genere, che a loro volta influenzano l’adattamento psicosociale dei bambini”.

Uno studio sui gemelli pubblicato nel 2022 ha esplorato le possibili influenze biologiche/genetiche sull’identità di genere, utilizzando dati derivati da un’ampia popolazione anagrafica in Svezia, per esaminare la prevalenza della disforia di genere tra i fratelli gemelli e non gemelli con una diagnosi formale di disforia di genere. Sono stati intervistati 2.592 fratelli di un fratello disforico, di cui 67 gemelli (omozigoti ed eterozigoti); l’età al momento della diagnosi di disforia variava da 11 a 64 anni.

I gemelli di sesso opposto hanno riscontrato una maggiore probabilità di essere entrambi trans (37% del gruppo di fratelli) rispetto ai gemelli dello stesso sesso (nessun gemello trans con un fratello gemello trans); le coppie di fratelli non gemelli avevano anch’esse un tasso molto basso di essere entrambi trans (meno dell’1%).

I risultati sono l’opposto di quanto ci si aspetterebbe se la genetica fosse un fattore significativo. Ci si chiede quali siano stati i fattori che hanno influenzato i gemelli eterozigoti di sesso opposto che non erano presenti o non erano significativi per i gemelli dello stesso sesso.

Un rapporto del 2016 pubblicato sulla rivista The New Atlantis ha concluso che non ci sono prove scientifiche a sostegno dell’ipotesi che l’identità di genere sia una caratteristica innata e fissa degli esseri umani, indipendente dal sesso biologico.

Il massimo che si può dire al momento è che, se anche i fattori biologici possono predisporre alcuni bambini ad avere un’identità di genere che non riflette il loro sesso, il modello biopsicosociale, così come il contagio sociale, è la spiegazione più probabile dell’improvviso aumento di bambini che fanno domande sul genere.

Anche se esistono fattori biologici che possono influenzare un bambino a credere di essere dell’altro sesso, non è chiaro come queste particolari influenze possano prevalere su tutte le altre differenze biologiche note tra maschi e femmine. A mio avviso, il risultato più probabile sarebbe un bambino non conforme al genere piuttosto che un bambino dell’altro sesso.

Dato che la società occidentale ha fatto molta strada nell’accettazione delle persone non conformi al genere, perché l’ideologia trans è diventata così popolare, soprattutto tra i bambini e gli adolescenti?

Ci sono diversi fattori probabili, tra cui la potente influenza dei social media e il movimento per l’autostima. Questo movimento, nato negli anni ’80, ritiene che ogni bambino sia speciale e capace di raggiungere qualsiasi obiettivo. Da qui la ricerca di un’identità che permetta al bambino di distinguersi e di far parte di un gruppo sociale.

È preoccupante la convinzione che i bambini già a tre anni possano sapere di essere transgender e che debbano essere sottoposti a una transizione sociale verso un’identità non correlata al loro sesso, sia a scuola che nelle cliniche di genere. La transizione sociale non è un atto neutro e può portare al radicamento di quella che sarebbe stata una fase temporanea, interferendo con il normale sviluppo del bambino e aumentando la possibilità di una medicalizzazione non necessaria.

L’esclusione dell’influenza sociale come fattore significativo del drammatico aumento dei bambini con diversità di genere è un grave difetto dell’attuale modello utilizzato dai medici affermativi. È plausibile che questa influenza non riguardi solo i giovani, ma anche i loro genitori.

È importante notare che anche gli adolescenti scoprono il loro orientamento sessuale, non solo la loro identità di genere, attraverso lo stesso processo di formazione dei concetti. La differenza è che, nel prendere coscienza delle loro preferenze sessuali, non vogliono essere la persona da cui sono attratti, ma vogliono avere una relazione con lei. Questo può comportare sfide e delusioni, ma l’adolescente che si interroga sulla sessualità può esplorarla senza doversi sottoporre ad un’alterazione permanente del corpo attraverso procedure mediche e chirurgiche.

Di che sesso e genere sono?

A seconda delle interazioni con gruppi di sesso misto e della presenza o meno di corpi nudi, una delle prime differenze che i bambini notano avviene quando osservano la minzione, e prendono coscienza del pene e della vulva. Gli adulti etichettano i bambini con il pene come “maschi”, quelli con la vulva come “femmine”, aiutando il bambino a formare i concetti di sesso separato.

Altre differenze osservabili nei bambini in età prepubere, che si associano ai concetti di bambino e bambina, possono essere l’altezza e il peso, la forma del corpo e alcune differenze comportamentali generali, come la tendenza dei bambini a sviluppare le capacità motorie grossolane un po’ più velocemente (correre, saltare, stare in equilibrio), mentre le bambine sviluppano prima le capacità motorie fini (tenere in mano una matita, scrivere).

I concetti si consolidano quando i due sessi vengono vestiti in modo diverso, ricevono giocattoli diversi con cui giocare e, in generale, vengono trattati in modo diverso.

Nella società occidentale i confini tra i ruoli dei sessi sono meno rigidi, per cui alcuni giocattoli, abiti e comportamenti tradizionalmente specifici di un genere sono diventati unisex. I bambini giocano con le bambole, le bambine con i camion, alcune bambine corrono veloci e si arrampicano sugli alberi, alcuni bambini preferiscono giocare con una cucina giocattolo o spingere una bambola in una carrozzina, ma ci sono comunque differenze di genere osservabili.

I concetti di ruoli di genere delle femmine e dei maschi sono ulteriormente rafforzati dalle differenze nei ruoli che i bambini osservano negli adulti a casa, a scuola, nella società in generale – c’è un genere che sembra più rispettato, di successo, sicuro di sé, indipendente, soddisfatto, libero dell’altro?

Osservando le persone intorno a loro, tenendo conto di tutte queste differenze, un bambino può rendersi conto di preferire i vestiti, i giocattoli, le attività, il trattamento da parte degli adulti e la compagnia dei bambini del genere culturalmente associato all’altro sesso.

Dato che le aspettative di genere variano notevolmente in tutto il mondo, una persona che si pone domande di genere in una società farebbe la stessa cosa in un’altra?

Un uomo che dice di essere una donna nella società occidentale si sentirebbe allo stesso modo in una società in cui le donne sono rese quasi invisibili, senza alcun diritto, come in Afghanistan? Una donna che in una società si sente limitata dalle aspettative di genere sarebbe soddisfatta in un’altra società che le lascia la libertà personale di vivere come vuole? Per quanto ne so, questa rimane un’ipotesi che non è stata studiata.

Cosa fa l’assistenza per l’affermazione di genere per il bambino che si interroga sul proprio genere?

Il problema principale dell’assistenza per l’affermazione di genere è che ha una visione pericolosamente semplicistica del modo migliore per valutare e gestire un giovane che mette in dubbio sul genere prima o dopo la pubertà.

Esiste una molteplicità di ragioni per cui un bambino o un  adolescente può arrivare a credere che la sua vita sarebbe migliore se fosse dell’altro sesso.

Queste problematiche sono ignorate o non affrontate in dettaglio nelle tanto citate linee guida SOC-8 del WPATH. Non c’è una sezione dedicata alla diagnosi differenziale o ai percorsi terapeutici alternativi.

Consideriamo la diagnosi di disforia di genere nel manuale psichiatrico noto come DSM-5. Un bambino è considerato affetto da disforia di genere se dichiara che preferisce vestirsi, giocare e comportarsi secondo il ruolo di genere dell’altro sesso e rifiuta fortemente il ruolo di genere del proprio sesso. Quando questo porta il bambino a sviluppare una forte avversione per la propria anatomia sessuale, è probabile che gli vengano raccomandate cure per l’affermazione di genere, inizialmente la transizione sociale, ma il passo successivo è la somministrazione di bloccanti della pubertà.

In alcuni casi, a bambini di nove o dieci anni vengono prescritti bloccanti della pubertà. Nonostante l’affermazione comune che i bloccanti della pubertà sono completamente reversibili, c’è motivo di dubitarne.

I medici affermativi esplorano tutte le varie problematiche che il bambino potrebbe affrontare prima di raccomandare un trattamento sociale o medico?

Ecco alcune delle questioni che devono essere esplorate con delicatezza, sicurezza e rispetto.

  • Cosa sta rifiutando questo giovane: il ruolo di genere che si aspetta o il suo sesso?
  • Ci sono dinamiche familiari che potrebbero portare il giovane a credere che sarebbe più amato/accettato se fosse dell’altro sesso?
  • Esistono gruppi di amicizie sane e di supporto e, in caso contrario, perché?
  • Il giovane ha maturato la convinzione che l’altro sesso sia generalmente trattato meglio nel suo ambiente sociale?
  • Il giovane o il genitore crede che eventuali problemi preesistenti di salute mentale e comorbidità come l’autismo, l’ADHD o l’ansia, saranno risolti dalla transizione (o c’è un esperto di affermazione di genere che liquida tutti i problemi come effetto dello Minority stress dovuto alla società “transfobica”)?
  • Ci sono indicazioni precoci che il giovane possa essere attratto da persone dello stesso sesso?
  • Qual è stata l’influenza dei social media a cui il giovane o i suoi genitori sono esposti?
  • C’è una storia di eventi traumatici infantili?
  • Il giovane usa il cross-dressing o altre attività come forma di auto-rilassamento, cioè come modo per calmarsi quando è preoccupato o ansioso?

La differenza tra “preferenza per” e “essere”

Un bambino giunge alla conclusione di essere dell’altro sesso perché preferisce i vestiti, i trattamenti, i giocattoli, ecc. del ruolo di genere attribuito all’altro sesso, mentre la moderna teoria transgender afferma che non solo può adottare il ruolo di genere del sesso preferito, ma può anche diventare di quel sesso. A mio parere, questo è il più grande tradimento da parte degli operatori sanitari coinvolti nelle cure per l’affermazione del genere.

Questa convinzione che una persona possa cambiare il proprio sesso è supportata dalle leggi di molti Paesi, dove le persone possono cambiare il proprio sesso legale senza bisogno di alcun referto medico di supporto.

I bloccanti della pubertà sono parte della menzogna: possono sì bloccare la pubertà che un bambino non vuole, ma non possono fornire la pubertà che il bambino dichiara di volere. Se poi si passa agli ormoni cross sex, questi non possono portare alla pubertà del sesso preferito: una ragazza trans non avrà l’utero, non avrà le mestruazioni e svilupperà il seno solo con l’aiuto degli ormoni; un ragazzo trans non sperimenterà nulla di vagamente simile a un’erezione e a un’eiaculazione.

Il fatto di essere trans viene loro ricordato costantemente, perché devono rimanere in terapia ormonale per il resto della loro vita e il loro sesso di nascita non può cambiare nemmeno con un intervento chirurgico di conferma del genere per dare loro l’aspetto del genere preferito. Ciò ha implicazioni che vanno al di là della riproduzione e riguardano altre aree della salute.

I transessuali di un tempo, e molte persone trans oggi, non rifiutano la realtà biologica e quindi hanno maggiori possibilità di avere una vita più soddisfacente.

Ovviamente le femmine e i maschi naturali possono avere problemi riproduttivi, ma vivono l’esperienza di essere una persona di quel sesso con quel problema. Una donna e un uomo trans possono vivere i loro problemi riproduttivi solo come un maschio o una femmina naturali, rispettivamente, che non hanno la funzione del loro genere preferito perché non sono del sesso corrispondente.

L’idea che le persone trans cambino sesso si riflette nel mantra “le donne trans sono donne”, utilizzato da attivisti trans come la giornalista britannica India Willoughby, che ha dichiarato:

“Cambiare sesso è un’esperienza INCREDIBILE. È un peccato che non si informino le persone su un processo così interessante, gioioso e liberatorio che alcuni esseri umani percorrono in tutto il mondo”.

La dottoressa Julia Mason, pediatra statunitense, ha risposto ad un post pubblicato sui social media in cui si parla di un uomo che si è sottoposto a un intervento chirurgico di transizione per poi rendersi conto di non essere diventato una donna biologica: “Gli è stato detto che i medici avrebbero cambiato il suo sesso. Lui ci ha creduto. Era un ragazzino”.

I professionisti stanno facendo un torto ai bambini e agli adolescenti che si interrogano sul proprio genere, perché non sono accurati nella loro valutazione e non sono onesti con il bambino e i suoi genitori.

Il genere è culturale, il sesso è universale

Gli ideologi del gender sono nel giusto quando affermano che il genere è un concetto culturale, ma sbagliano quando nelle loro bizzarre affermazioni che anche il sesso sia un costrutto sociale, che una persona possa cambiare sesso e che esistano più di due sessi.

Nonostante la prevalenza di medici di genere che amano sorvolare sulla realtà biologica che il sesso sia collegato alla strategia riproduttiva degli esseri umani, non c’è società al mondo che non dipenda dall’esistenza di donne e uomini fertili per mantenere o aumentare la propria popolazione. Ogni persona sul pianeta esiste perché un ovulo di una femmina è stato fecondato dallo sperma di un maschio.

Finché non ci sarà il caso di un uomo produttore di sperma che si trasforma in una donna produttrice di ovuli, non sarò mai dell’idea che sia possibile cambiare sesso.
Se gli operatori sanitari che lavorano con i bambini che hanno dubbi sul proprio sesso hanno queste convinzioni, che speranza hanno i loro pazienti di ricevere cure sicure, appropriate e basate sulle evidenze?


La dottoressa Sandra Pertot è andata in pensione poco tempo fa dopo 50 anni di attività come psicologa clinica specializzata in sessualità umana, comprese le disfunzioni sessuali, l’orientamento sessuale e la diversità di genere.

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