Lettera ai genitori del Careggi
Milano, 31 maggio 2024
Cari genitori del Careggi,
siamo i genitori che si dice siano inventati, quelli che non si fanno mai vedere in tv e non firmano con nome e cognome. Siamo quelli che tengono lontani i propri figli dai centri per la disforia di genere, che cercano psicologi che facciano un percorso di psicoterapia per capire le motivazioni alla base del malessere o della percezione di esistere in un corpo sbagliato. Ci siamo cercati, trovati e riuniti in un’associazione che non ha nessuna appartenenza religiosa o partitica. Siamo solo noi, un gruppo di genitori (più di 100 famiglie) preoccupati per i nostri figli. Esistiamo.
Non abbiamo nulla contro di voi, anzi vi abbiamo a cuore. Sappiamo che vivete lo stesso sgomento che viviamo noi, la stessa urgenza di serenità per un figlio. Non vi consideriamo avversari di una fantomatica battaglia; pensiamo che, come noi, siate in cerca di risposte e soluzioni. La società – per suo comodo – ci dipinge come antagonisti, ma siamo fratelli e sorelle nella difficoltà. Non giudichiamo le vostre scelte, e vogliamo il bene dei vostri figli: ci auguriamo infatti che la strada intrapresa sia quella giusta per loro e che non debbano soffrire ancora. Abbiamo a cuore i ragazzi come loro, perché ognuno di noi ne ha uno o una in casa. Abbiamo a cuore i loro diritti, la loro unicità, la loro fragilità nel volersi bene, il loro coraggio di essere speciali, ribellandosi a quello che la società vorrebbe imporgli.
Forse pensate che le nostre esperienze – di genitori che hanno avuto a che fare con un sistema sanitario troppo superficiale e incline a incoraggiare in tutti i casi di disforia e incongruenza il percorso di transizione sociale e medica – abbiano l’obiettivo di togliere le cure ai vostri figli, mentre la nostra intenzione è quella di ottenere anche per loro le cure migliori. Speriamo che, nel caso specifico dei vostri bambini e ragazzi, chi li ha presi in cura vi abbia consigliato il percorso più giusto per loro.
In generale, però, ci sembra che, negli ultimi anni, una grande spinta ideologica abbia interferito nei percorsi dei bambini non conformi al genere o con incongruenza di genere, che ai nostri giorni difficilmente vengono lasciati crescere senza interventi (vedi transizione sociale o interventi ormonali), cosa che nella maggior parte dei casi porterebbe a una serena riconciliazione con il sesso biologico (e non al suicidio come ci viene sempre prospettato, ma a ben vedere senza evidenze a supporto), spesso riconoscendo un orientamento omosessuale.
Vorremmo poter esprimere questi dubbi legittimi, senza per questo essere catalogati come genitori poco amorevoli o persone transfobiche. Vorremmo essere liberi di guidare i nostri figli in una crescita serena di accettazione dei loro corpi, della loro sessualità, evitandogli – se possibile – di assumere farmaci a vita e affrontare importanti interventi chirurgici.
Molti dei paesi che hanno sperimentato più a lungo il modello affermativo (lo stesso adottato ancora oggi nei centri italiani) hanno recentemente rivisto le loro linee guida. Inghilterra, Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca hanno messo da parte transizioni sociali, bloccanti e ormoni, privilegiando interventi più cauti. Il 15 gennaio 2024, pur nel silenzio della stampa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo per iscritto che le linee guida in via di definizione non si riferiranno a bambini e adolescenti, perché “la base di evidenze per i bambini e adolescenti è limitata e variabile per quanto riguarda gli esiti a lungo termine delle cure affermative” [1]. In febbraio l’Accademia Europea di Pediatria ha dichiarato che “gli attuali protocolli per il trattamento dei bambini transgender rafforzano un concetto binario di genere biologicamente determinato, con il quale non siamo d’accordo”. A marzo sono trapelati i file WPATH, che hanno rivelato lo scandaloso approccio sperimentale dei medici dell’organizzazione che ha scritto il SOC 8, documento che guida i percorsi di affermazione di genere anche in Italia (vedi sito dell’ONIG). Ad aprile è uscita la revisione Cass e il sistema sanitario inglese ha deciso di bloccare la somministrazione della triptorelina e delle cure ormonali per i minori al di fuori dei protocolli sperimentali, e di rivalutare anche i percorsi per i maggiorenni. “Vorrei rivolgermi ai bambini e ai ragazzi che sono al centro di questa revisione”, ha scritto Hilary Cass, “Sono rimasta contrariata dalla mancanza di dati sull’impatto a lungo termine dell’assunzione di ormoni in giovanissima età; la ricerca si è rivelata deludente, soprattutto per voi. Però ora, non possiamo pensare che prendiate al buio decisioni che vi cambieranno la vita senza essere in grado di soppesare i rischi e i benefici nell’immediato e nel lungo periodo”.[2]
Questi cambi di rotta sono avvenuti in paesi che sono in prima linea per i diritti LGBT+ (si prenda ad esempio la Finlandia di Sanna Marin): non è credibile che siano dovuti ad arretratezza culturale o transfobia. Il fatto è che le review scientifiche recenti concludono che non ci sono prove solide che i trattamenti affermativi migliorino la salute mentale di bambini e ragazzi con incongruenza e disforia di genere, né che siano effettivamente salvavita.
Non pretendiamo che vi fidiate di noi, ma non credete ciecamente nemmeno a chi difende con ostinazione queste pratiche per il proprio tornaconto, che siano medici affermativi, transattivisti, opinionisti o influencer. Cercate sui siti dei servizi sanitari i documenti ufficiali, traduceteli, leggeteli e fatevi una vostra opinione.
I procedimenti di verifica in atto in Italia sono azioni a tutela di tutti i nostri figli: dovrebbero tranquillizzarci sul fatto che i protocolli vengano continuamente aggiornati sulla base delle più nuove e affidabili evidenze scientifiche a livello internazionale. Invece assistiamo a un feroce grido alla transfobia, al fascismo, all’odio e alla violazione dei diritti, e in contemporanea al vuoto di ragioni oggettive a difesa dell’approccio affermativo. Chiunque esprima dubbi sul trattamento medico precoce della disforia di genere viene accusato di voler patologizzare la condizione di incongruenza sessuale, quando al contrario ci si preoccupa che i giovani si ritrovino medicalizzati a vita senza che fosse assolutamente necessario (no, la triptorelina non è una pausa di riflessione, visto che tutti i ragazzi trattati passano all’assunzione di ormoni). Mettere in dubbio l’adeguatezza del percorso affermativo di questi tempi porta a essere accusati di desiderare la morte di questi giovani. Pensiamo sia ingiusto e pericoloso per i ragazzi che soffrono di disforia di genere sentirsi ripetere dai media che se non riceveranno i bloccanti della pubertà moriranno, o che qualcuno vuole togliergli un farmaco salvavita sulla base dell’odio per la loro diversità. Che poi sono strumentalizzazioni, non verità.
Non spaventiamo i nostri piccoli ribelli di genere, garantiamogli invece il diritto di essere bambini e adolescenti, di sfidare ruoli e stereotipi, di sentirsi da schifo nei loro corpi in cambiamento, di sbagliare, di cambiare idea, di odiare tutti, anche i propri genitori alle volte. Di non dover già decidere, di sguazzare nel limbo, di rimanere bozzoli ancora un po’ e lasciare nell’ansia mamma e papà, e tutti gli altri boomers che, si sa, non capiscono niente.
I genitori di GenerAzioneD
#ioesisto
[1] Why will the guideline only cover adults and not also children or adolescents?
• The scope will cover adults only and not address the needs of children and adolescents, because on review, the evidence base for children and adolescents is limited and variable regarding the longer-term outcomes of gender affirming care for children and adolescents.
[2] dalla prefazione della versione finale della Cass Review