Disforia di genere: le società pediatriche italiane non rispondono alle domande dei genitori preoccupati

Da genitori di ragazzini e giovani adulti con disforia di genere, ci preoccupiamo che i nostri figli e tutti coloro che soffrono di questo disagio sempre più diffuso tra i giovanissimi ricevano le migliori cure possibili e al passo con la ricerca scientifica.

Per questo, quando il 18 aprile 2024 cinque prestigiose società scientifiche pediatriche italiane (Accademia Italiana di Pediatria, Società Italiana di Pediatria, Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) hanno pubblicato sull’Italian Journal of Pediatrics un nuovo articolo sulla gestione della disforia di genere nell’adolescente, ne abbiamo immediatamente preso visione, studiandolo attentamente e verificando la presenza di interpretazioni molto diverse da quelle delle più recenti revisioni scientifiche a livello internazionale, oltre che di imprecisioni ricorrenti nella bibliografia.

Sulla base di questo approfondimento, abbiamo prodotto un documento che, nell’analizzare passaggio per passaggio il position paper degli esperti italiani, interroga gli autori su quelle dichiarazioni delle società italiane che ci appaiono in contrapposizione con le conclusioni del report finale della Cass Review (10 aprile 2024) – che hanno portato al repentino abbandono del modello di cura affermativo per i minori da parte del sistema sanitario nazionale inglese – e con la recente dichiarazione dell’Accademia Europea di Pediatria nel documento “European Academy of Paediatrics statement on the clinical management of children and adolescents with gender dysphoria” dal quale traspare tutta la preoccupazione che un’autorevole parte del mondo scientifico nutre con riguardo alla validità, all’efficacia e all’eticità dei trattamenti proposti dall’approccio affermativo alla disforia di genere. 

Prima di rendere pubbliche le nostre perplessità sul fatto che i genitori italiani potessero ricevere informazioni così diverse da quelle divulgate in ambito europeo e che, a fronte anche dell’eccezionale aumento di casi, invitano a un ripensamento del sistema di cura su questo delicatissimo tema, abbiamo inviato una mail alle società coinvolte e direttamente a ognuno dei firmatari del paper.

Ad oggi, dopo due settimane dall’invio, non abbiamo ricevuto nemmeno un cenno di presa visione delle nostre osservazioni e domande.

Ma i nostri figli hanno bisogno di risposte. Meritano che gli esperti siano pronti ad evolversi e rimettersi in discussione per fare il loro bene, anche a costo di risultare impopolari. Hanno diritto a un supporto sanitario che non li direzioni già da piccoli verso una strada non priva di rinunce e rischi per la salute e basata su prove inconsistenti di efficacia, ma che li accompagni nella crescita aiutandoli a ritrovare la serenità, in attesa di un tempo di maturità nel quale poter prendere decisioni importanti per la propria vita.

In qualità di adulti è nostro dovere tutelare il loro presente e il loro futuro.

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