Testimonianza o scienza?

Pubblichiamo la nostra traduzione di un articolo di COLIN WRIGHT sul blog Reality’s Last Stand il 1° settembre 2023


L’articolo del New York Times sullo scandalo della medicina di genere a St. Louis minimizza fatti che sono gravissimi.

Verrebbe da pensare che il fatto che l’establishment medico stia approvando ed eseguendo su pazienti minori procedure mediche sperimentali, irreversibili e che spesso portano alla sterilizzazione, sia uno scoop sensazionale. Eppure, un recente articolo del New York Times – che indaga sulle accuse fatte da Jamie Reed, ex manager del Centro Transgender della Washington University del St. Louis Children’s Hospital che ha denunciato la mala sanità della clinica, portata avanti sotto l’ombrello delle “cure di affermazione di genere” – minimizza i risvolti della notizia, attribuendo più valore a una testimonianza rispetto alle prove.

La Reed ha mosso diverse accuse. Sosteneva che la clinica fosse inondata dalle richieste di servizi di transizione, senza che vi fossero protocolli adeguati per gestirli; che i pazienti venissero precipitosamente abilitati alla transizione, nonostante presentassero importanti comorbilità di salute mentale; che i pazienti non venissero adeguatamente informati sui rischi e gli effetti collaterali dei farmaci prescritti; che qualsiasi opposizione all’interno della clinica venisse prontamente repressa. Come osserva Leor Sapir, l’inchiesta del Times ha confermato la maggior parte delle affermazioni di Reed. Qualsiasi lettore accorto, che non si lasci distrarre dagli eufemismi dell’articolo e sorvoli sulle divagazioni politiche dell’autore, lo capirebbe.

In effetti, la nota testata ha dato riscontro alle preoccupazioni che i critici della “cura di affermazione di genere” esprimono da anni. L’ondata attuale di giovani trans-identificati, prevalentemente femmine senza una storia di disagio legato al genere, rappresenta una nuova coorte di pazienti, che presenta una nuova forma, non ancora studiata, di disforia di genere. Le procedure per l’affermazione del genere sono sperimentali, in quanto non esistono studi rigorosi su un lungo periodo che ne dimostrino i vantaggi a fronte dei numerosi rischi riscontrabili.

Ciononostante, l’articolo del Times accenna alle verità sulla medicina di genere pediatrica, ma al tempo stesso le nasconde. Si considerino alcune citazioni emblematiche.

Secondo una presentazione interna del 2021, il 73% dei nuovi pazienti erano stati identificati come femmine alla nascita. Le cliniche di genere in Europa occidentale, Canada e Stati Uniti hanno segnalato un’asimmetria sessuale altrettanto sproporzionata, che ha sconcertato i medici.

Qui il Times ammette che i minori che generano quest’ondata di richieste alle cliniche di genere senza precedenti sono significativamente diversi dal gruppo (di nati maschi) a cui era destinato il “protocollo olandese” originale, a quanto pare più cauto, per la modifica dei caratteri sessuali in età pediatrica. Come ha recentemente rivelato un’indagine Reuters, le cliniche di genere statunitensi non si attengono nemmeno al protocollo olandese. Piuttosto adottano un modello di “affermazione di genere” meno rigoroso e altamente medicalizzato, che prevede la transizione sociale immediata, e bloccanti della pubertà, ormoni cross-sex e interventi chirurgici su richiesta. Considerando che questa forma di disforia di genere è recente e improvvisa, parrebbe prudente raccogliere più dati sulle possibili cause, prima di offrire interventi medici.

La medicina di genere pediatrica è una branca emergente, e pochi studi hanno monitorato lo stato dei pazienti per un lungo periodo, il che rende difficile per i medici stabilire chi potrebbe trarne beneficio.

Un eclatante eufemismo che però equivale ad ammettere che la pratica attuale di “affermazione” dell’identità cross-sex di un minore, con ormoni e interventi chirurgici, è del tutto sperimentale. Di conseguenza, le affermazioni dei sostenitori, secondo cui simili interventi sarebbero efficaci o “salvavita”, non trovano fondamento in nessuna ricerca di qualità. Chi ha monitorato attentamente i dati ne era consapevole fin dall’inizio, e le revisioni sistematiche condotte in Svezia, Finlandia e Regno Unito supportano questa tesi. Eppure, nonostante le evidenze, le organizzazioni mediche statunitensi, inclusa l’American Academy of Pediatrics, hanno continuato pervicacemente a sostenere una posizione pro-affermazione.

È indubbio che la clinica del St. Louis abbia aiutato molti adolescenti: diciotto pazienti e genitori hanno affermato di aver avuto esperienze assolutamente positive, smentendo la versione della signora Reed.

Quest’affermazione stridente mette in luce la falsificazione del post hoc, ergo propter hoc (“dopo questo, quindi a causa di questo”), in quanto presuppone una relazione causale tra i fenomeni, semplicemente perché uno segue l’altro. Evitare di inciampare in distorsioni simili, specialmente nel campo della salute della persona, è fondamentale per garantire una medicina basata sull’evidenza.

Non si nega che molte persone siano soddisfatte dei risultati della propria transizione ormonale o chirurgica. Ho ascoltato testimonianze di minorenni che affermano di aver avuto un miglioramento del benessere mentale dopo il percorso di affermazione di genere, e non metto in dubbio la loro sincerità. Tuttavia la medicina moderna non decreta l’efficacia di un trattamento sulla base della mera testimonianza personale del paziente, o quanto meno non dovrebbe farlo. Senza dati completi sui risultati a lungo termine e sperimentazioni controllate – che Ghorayshi riconosce non esistere – è tuttora impossibile stabilire se i risultati “positivi” menzionati dai pazienti di cui riferisce derivino dalle procedure di affermazione di genere, o se la stessa soddisfazione si sarebbe potuta ottenere anche senza ricorrere a ormoni e chirurgia per la modifica del corpo.

L’articolo del Times sottolinea, seppur involontariamente, l’importanza di una medicina basata sull’evidenza. Valutare l’efficacia di un farmaco o di un intervento chirurgico esclusivamente sulla base della soddisfazione del paziente costituisce un allontanamento significativo dai suoi obiettivi fondamentali. Se gli esperti iniziassero a considerare le testimonianze personali come prove sufficienti del buon funzionamento di un trattamento medico, la FDA (Food and Drug Administration, ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) non esisterebbe più. Saremmo costretti a prendere per buone le affermazioni stravaganti e pseudoscientifiche di qualsiasi sedicente guru della salute o ciarlatano.

Mettiamo a confronto l’utilizzo della testimonianza a sostegno dell’assistenza di affermazione di genere presso il St. Louis, con un “centro di guarigione” del Minnesota noto come Spring Forest Qigong (SFQ). L’SFQ promuove l’utilizzo di un antico rituale cinese chiamato “Qigong esterno” per guarire i malati. Secondo quanto si legge sul sito web del centro, le malattie – o “dis-benessere”, come vengono fantasiosamente etichettate – sono il risultato di “blocchi energetici all’interno del corpo”. Per l’SFQ il Qigong è una sorta di bacchetta magica che dissolve queste ostruzioni, ripristinando così “l’equilibrio naturale” del corpo. La pratica prevede che il Maestro di Qigong Chunyi Lin agiti le mani sul corpo malato, incanalando le energie e sciogliendo i blocchi. Se viaggiare fino al Minnesota per un trattamento vi sembra troppo impegnativo, non preoccupatevi: il Maestro Lin è così gentile da trasmettere queste energie e condurre sessioni di Qigong per telefono.

Il sito SFQ fornisce collegamenti a diversi articoli “scientifici” del Journal of Holistic Nursing e dell’American Journal of Chinese Medicine. Questi articoli, a quanto pare, approvano il Qigong esterno come rimedio per il dolore cronico. Agli increduli sul regno mistico dell’SFQ e del Qigong, il sito propone le testimonianze entusiastiche dei clienti soddisfatti.

Uno di loro racconta: “Ho provato diverse medicine, che mi hanno dato sollievo ma non mi hanno guarito. In questa stagione mi sono liberato dalle allergie grazie agli esercizi attivi dell’SFQ che ho praticato [negli ultimi sei mesi]. Non ho più preso una pastiglia. Non essendoci stati altri cambiamenti nel mio stile di vita, nella dieta o altro, attribuisco il merito all’esercizio attivo [SFQ]. I canali sono stati disostruiti, il mio sistema immunitario si è riequilibrato, ed eccomi qui, felice e finalmente senza allergie.

Un altro paziente dice: “Ogni sera, prima di andare a dormire, respiravo nella spalla e visualizzavo il dolore trasformarsi in aria o fumo, e la situazione migliorava costantemente. Qualche mese più tardi sono tornato dal medico e gli ho mostrato il miglioramento. Mi ha detto: “Non ci credo che lei riesca a fare questo movimento. Dovrebbe provare un dolore lancinante. Non capisco come abbia fatto, ma qualunque cosa sia, continui a farla”.

Un altro ancora: “Chunyi Lin e Spring Forest hanno avuto un impatto incredibile sulla mia vita. Mi è stato insegnato un modo per vivere una vita più piena, più felice. Per me è un dono di Dio. La pratica del Qigong è qualcosa da cui tutti possono trarre beneficio. Una volta che hai sperimentato il Qigong, non lo abbandoni più.”

Una donna sostiene nientemeno che il Qigong abbia debellato il suo cancro al seno al quarto stadio: “Ho rifiutato i trattamenti convenzionali contro il cancro, proposti da oncologi di formazione accademica, perché la prima volta non avevano funzionato. La mia vita era in bilico ed ero decisa a trovare misure alternative per guarire. Dopo sei, sette mesi di trattamenti medici e visite con il Maestro Lin nel Centro SFQ sono completamente guarita. Il cancro è sparito. I medici dicono che sono un ‘miracolo ambulante'”.

Medici e scienziati considererebbero queste esperienze “assolutamente positive” come prova inconfutabile del fatto che il Maestro di Qigong Chunyi Lin guarisca i pazienti semplicemente agitando le mani sui loro corpi (o per telefono) per dissipare blocchi energetici? Approveremmo senza riserve il Qigong esterno come trattamento per malati di cancro al seno o al fegato al quarto stadio? Direi di no. Semmai procederemmo a testare rigorosamente il Qigong esterno attraverso trial di controllo randomizzati, esigeremmo prove tangibili sulla sua efficacia prima di consigliarlo per il trattamento di un qualsiasi disturbo, anche minore.

Se facciamo fatica a dar credito alle testimonianze su come il Qigong abbia curato lo squilibrio energetico di alcune persone, come mai invece molti leader progressisti sono così rapidi nell’accreditare testimonianze analoghe di minori che affermano di essere guariti dal loro squilibrio mente-corpo grazie a procedure di modifica dei tratti sessuali? Perché una manciata di testimonianze viene presa come prova definitiva dei benefici di queste procedure? Non può trattarsi di ideologia, vero?

Questo saggio è stato originariamente pubblicato su City Journal.


Informazioni sull’autore

Il Dr. Colin Wright è PhD in biologia evolutiva, Manhattan Institute Fellow, consulente accademico presso la Society for Evidence-based Gender Medicine (SEGM) ed editore fondatore di Reality’s Last Stand.

Wright ha conseguito il dottorato di ricerca in biologia evolutiva presso la UC Santa Barbara nel 2018 ed è stato Eberly Research Fellow presso la Penn State dal 2018 al 2020. È un esperto della biologia del sesso e dell’ecologia comportamentale evolutiva del comportamento collettivo negli insetti sociali e negli aracnidi. I suoi scritti sono apparsi su The Wall Street Journal, The Times, the New York Post Newsweek, City Journal, Quillette, Queer Majority e altre importanti agenzie di stampa e riviste scientifiche peer-reviewed. È stato ospite di popolari programmi televisivi e podcast come The Joe Rogan Experience, Tucker Carlson Tonight, Triggernometry e altri.

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