Mia figlia

Pubblichiamo la testimonianza di un padre che ci ha scritto per raccontarci la storia della sua famiglia.

Mia figlia, cresciuta come tante altre bambine senza manifestare problematiche particolari, ballando le sigle dei cartoni animati con le sue Amiche, con i giochi delle bambine, bambole e trucchi, indossando i vestiti da bambina e a carnevale gli abiti della fatina o della principessa. Senza nessuna costrizione, ma solo perché lei vuole. La sua vita è una favola spensierata.

Un giorno la favola sembra finire, i suoi genitori si separano, fortunatamente senza conflitti e disaccordi.
Gli anni passano ed arriva l’adolescenza, inizia a sbocciare la sua femminilità. Un tuffo al cuore, rendersi conto che la bambina sta diventando una Donna.

Sedici anni, il primo ragazzo, passa il tempo e ti rendi sempre più conto che è con la persona sbagliata, una relazione da mille problemi, la vedi trasformarsi, allontanarsi dalle sue amicizie, iniziare a non curarsi più del suo aspetto, iniziare ad avere problemi alimentari ed aumentare in modo considerevole di peso fino ad arrivare all’obesità. Rendersi conto che non c’è modo di riportarla alla realtà, né con il disappunto, né con la comprensione.

Passano gli anni, la relazione finisce, dalle confidenze fatte alla madre arrivano le conferme di anni di violenze psicologiche che portano a depressione e sentimenti di inadeguatezza.
Piano piano sembra riprendersi, ma il percorso è lungo, ed è ancora lontano il prendersi veramente cura di sé stessa. Il tempo sembra essersi fermato nella sua mente, il rapporto con la realtà è quello di una ragazzina adolescente e non di una giovane donna di venticinque anni.

Comincia a fare attività fisica, sta cominciando a perdere peso, sembra finalmente avere un obiettivo per se stessa. Inizia anche degli incontri da una psicologa, dopo poche sedute mi racconta che ha deciso di cambiarla perché ritiene che non abbia molto da dargli, ha una nuova psicologa con cui si trova molto bene ed è entusiasta. Tutto sembra andare per il meglio, sua mamma mi dice che è preoccupata, ma non mi spiega il reale motivo: mi parla solo di un atteggiamento negativo nei suoi confronti. Penso siano normali problemi tra madre e figlia, confido in quanto vedo come cambiamento positivo, pur rendendomi conto che c’è ancora molta strada da fare.

Un giorno mi dice che deve fare una visita medica, ma resta molto generica. Intuisco che c’è qualcosa che non vuole dirmi, ma non insisto.
Più tardi telefono chiedendo spiegazioni a sua mamma e mi sento cadere il mondo addosso, mia figlia vuole fare la transizione e diventare “uomo”, la visita è dall’endocrinologo.
Ha cambiato la psicologa perché la prima non era in grado di accompagnarla in questo percorso. L’attività fisica, non solo per ritrovare una forma fisica, ma per rendere il suo corpo più muscoloso, più “mascolino”.

Quel giorno avrei voluto correre da lei parlargli, cercare di capire come fosse arrivata a questo, forse mi sarei arrabbiato e messo ad urlare, forse l’avrei abbracciata e pianto, ma decidiamo che sia meglio fingere di non sapere, perché sia lei a dirmelo. Finché arriva il momento, con un discorso preimpostato che non sembrava proprio essere suo, mia figlia mi spiega la sua intenzione. L’ho ascoltata con attenzione cercando di capire quale sia il suo sentire ed un dolore immenso accorgersi che nei suoi discorsi nelle sue spiegazioni non ci sia alcuna consapevolezza ma solo l’illusione che “diventando” un uomo la sua vita potrà essere felice.

Un dolore immenso che mi accompagna ogni giorno, sapendo che in un momento di fragilità psicologica ha preso una decisione che la porterà a danneggiare irrimediabilmente il suo corpo sano, una decisione di cui un giorno sono certo si pentirà, una decisione verso la quale è stata accompagnata da chi conosce solo la facciata che lei si è voluta costruire senza indagare cosa nasconda quella facciata. Poco più di un’anno e trascorso dalla decisione di “diventare uomo” sono bastati solo sei mesi per il percorso dalla psicologa, comprensivo di visita psichiatrica in cui viene definita una “plausibile” disforia di genere, quindi visita endocrinologica ed assunzione di testosterone.

Resto annichilito dalla velocità e facilità con cui le strutture sanitarie atte a “tutelare” la salute si siano mosse nei confronti di mia figlia, portandola a percorrere un percorso a senso unico esclusivamente trans affermativo, senza neanche voler provare a risolvere in altro modo il suo stato di malessere.

Cerco di combattere l’angoscia che sento dentro per affrontare le sfide che la vita ci riserva. Per Lei ci sarò sempre, pur non approvando la sua scelta, anche sbagliando, ma cercando sempre di fare del mio meglio per riversare su di lei tutto il mio Amore, perché Lei è mia Figlia.

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