Alle mamme glitterate dei social media
A quelle mamme là fuori che credono che io non sia di supporto (a mia figlia)
Pubblichiamo di seguito una nostra traduzione di una testimonianza da Parents with Inconvenient Truths about Trans pubblicata il 4 agosto 2022. Articolo originale
Il mese del Pride è stato davvero difficile da vivere, in quanto genitore coinvolto in questa zona grigia del genere. Una cosa che mi ha particolarmente infastidito sono stati i frequenti post arcobaleno su Facebook che dicevano cose come: “Se i tuoi genitori non ti sostengono, sarò io la tua mamma. Dormi un po’. Fai colazione. Prendi le vitamine”. Potreste aver visto meme simili, tutti colorati e belli da condividere. Mi ha fatto molto male vedere brave signore che conosco ripostare questi slogan tanto semplici in apparenza. Ho pensato con sconforto: “Non avete idea…”.
Probabilmente, condividere questi post fa sentire bene le persone con sé stesse. È un modo facile per metterti dalla parte dei buoni; sei nella squadra giusta! Naturalmente è una bella rappresentazione: le vostre parole gentili e di supporto che incoraggiano un triste ragazzo gay. Ma gli amici, i vicini e gli sconosciuti che postano queste cose non hanno la minima idea di cosa significhi davvero quando la bomba TRANS scoppia in casa tua. Anche se la T di trans è stata accorpata con LGB, è una questione completamente diversa.
Avrei voluto implorare queste persone sui social media: “Per favore, indagate un po’ più a fondo prima di diffondere lo stereotipo dei “genitori che non appoggiano”! Avrei voluto dirgli che non hanno compreso noi genitori, né questo fenomeno transgender che sta esplodendo. Negli ultimi anni, un numero sempre crescente di genitori (compresi i liberali e i progressisti) è stato colto alla sprovvista da un figlio improvvisamente disforico, che spesso chiedeva di essere riconosciuto come membro del sesso opposto o di essere validato con un’identità di genere completamente nuova. E l’elenco dei generi diversi tra cui scegliere sembra crescere di giorno in giorno. I ragazzi sono bombardati con l’idea che la loro felicità e la loro autostima siano determinate dalla ricerca del loro “io autentico” e dalla scelta di un’identità queer, non molto diversa dalla scelta di un avatar online. Avviene un offuscamento della realtà e la pretesa che gli altri convalidino la realtà desiderata. Di fatto, accade che alcuni adulti cospirino per avviare alla transizione sociale un ragazzino in segreto e nascondano volontariamente l’identità e i comportamenti del ragazzo ai genitori che lo amano. Molti professionisti e istituzioni attendibili inspiegabilmente aderiscono all’idea che queste identità transgender soggettive (spesso transitorie) debbano essere immediatamente confermate da tutti e che, se i ragazzini desiderano interventi medici per concretizzare queste identità (che sono spesso fluide o fugaci), non dovrebbero essere ostacolati, o sottoposti a domande esplorative da parte di nessuno, nemmeno dai genitori preoccupati.
Tuttavia, questo approccio affermativo universale non tiene conto di una vasta gamma di complessità e mette a rischio i ragazzini più vulnerabili. Molti di questi ragazzi hanno problemi medici e psicologici preesistenti, sconosciuti o ignorati da amici, scuole, consulenti, influencer sui social media, politici e varie organizzazioni che si affrettano ad “affermare” la nuova identità trans. L’identificazione trans viene usata come una facile spiegazione per altri problemi, che purtroppo però non risolve. Nel frattempo, molte persone, le istituzioni e i media spingono una narrazione accusatoria sui genitori, isolando ragazzini vulnerabili dalle loro famiglie. A volte questo culmina nell’allontanamento dei minori da casa da parte di assistenti sociali e tribunali, che confondono l'”uso sbagliato” dei pronomi con “abuso” e “violenza”. Inconsapevolmente, amici e vicini di casa benintenzionati partecipano alla diffusione di questa dannosa narrazione quando condividono gradevoli post che dicono: “Se i tuoi genitori non ti sostengono, sarò io la tua mamma!”.
Le famiglie che si preoccupano vengono liquidate come “transfobiche” non appena fanno domande per cercare di capire la fonte del disagio dei loro figli. I genitori vengono biasimati se cercano di proteggere i loro figli da danni medici irreversibili. Le conseguenze, le complicazioni e i rischi degli interventi sono spesso minimizzati e nascosti ai ragazzini, ai genitori e in generale al pubblico. Questo è uno dei motivi per cui iniziamo ad assistere a molte migliaia di giovani adulti che si pentono del loro “viaggio di genere” e che stanno effettuando una detransizione, per identificarsi nuovamente con il loro sesso effettivo. Molti tra coloro che non hanno ricevuto sufficienti informazioni hanno apportato al proprio corpo modifiche irreversibili che ricorderanno loro per sempre quella che si è poi rivelata solo una fase della loro giovane vita.
Il danno e il rimpianto sono realtà per i detransitioners, il cui numero è in crescita esponenziale, ma le loro esperienze vengono smentite e silenziate da una diffusa cancel culture fuori controllo. Ci sono ragazzi e adulti che erano ASSOLUTAMENTE convinti di appartenere all’altro sesso. Molti di loro hanno assunto bloccanti ormonali, ormoni cross-sex, hanno subito doppie mastectomie e altri interventi chirurgici per rimuovere organi interni e genitali sani. Ora però si sono resi conto di aver commesso un errore e devono convivere con le devastanti conseguenze fisiche e psicologiche. La narrazione che sentirete è che bisogna affermare l’identità dei ragazzini trans o si uccideranno. Ma la cruda, triste verità è che il pericolo di suicidio è in realtà molto più alto per le persone che hanno fatto la transizione ormai da 7-10 anni, e si rendono conto che la transizione non era la panacea che gli era stata promessa.
Durante il mese del Pride, volevo gridare e implorare queste amiche, vicine di casa e altre mamme: Per favore, cercate e ascoltate i detransitioners! E infatti ho postato alcune cose sulla mia pagina Facebook, tra cui le storie di alcuni detransitioners, informazioni sulla ROGD (Rapid Onset Gender Dysphoria) e i potenziali danni della medicalizzazione dei minori coinvolti in questa situazione. Immediatamente alcune persone sono scomparse dalla mia lista di “amici”. Tra quelli che mi hanno tolto l’amicizia, c’era una donna che gestisce un’attività che i miei figli frequentano regolarmente, e questo mi spaventa molto. Questa è un’altra cosa che le mamme gentili e solidali che condividono i meme online non capiscono: la PAURA di tutte le voci e delle persone là fuori che cercano di indottrinare i miei figli, di influenzare il senso di sé di mia figlia e di scalzare la mia funzione di protezione genitoriale alle mie spalle, e proprio sotto il mio naso.
Il numero crescente di genitori che si rendono conto dei effetti collaterali per la salute, o che non vogliono affrettare il percorso di transizione sociale e medica dei loro figli, si sentono dire che sono “bigotti”. I genitori che vogliono intraprendere una terapia esplorativa, per indagare perché i loro figli si sentono in questo modo, vengono etichettati come “abusivi”. In quale altro scenario le comorbilità (come l’anoressia, la depressione, l’ansia, l’autismo, l’autolesionismo, i problemi di immagine corporea, il bullismo, i traumi del passato, una pubertà problematica e altro ancora) non solo verrebbero ignorate, ma addirittura si prospetterebbe che venissero curate da un percorso di transizione? È inconcepibile che, sulla base di un’autodiagnosi del ragazzino, vengano autorizzati e forniti (a volte già alla prima visita) interventi mediche . Per molti bambini che faticano a integrarsi nella vita reale, le promesse di APPARTENENZA – di essere visti come speciali/fantastici/coraggiosi/di ispirazione e di essere immediatamente accettati in una COMUNITÀ, sono così allettanti.
Viviamo tempi strani e assistiamo agli strani effetti sui nostri figli. Molti ragazzi sono vittime di bullismo online. Molti ragazzi sono sottoposti a standard di bellezza (sessualizzati) irraggiungibili per le persone reali. Molti ragazzi si sentono soli e isolati, lasciati a mollo in un mondo online per lunghi periodi di tempo. A loro viene venduta la promessa di una cura per la loro sofferenza, se assumono una nuova identità. Nella cronologia dei miei figli, ho visto la marea di “influencer” trans su YouTube (questo è il loro lavoro!). Ho visto la marea di quiz dall’aspetto divertente che interrogano i nostri figli: “Che membro della comunità LGBTQ+ sei?”. Mentre i miei figli giocano o navigano su YouTube ci sono banner ai lati dello schermo che chiedono: “Se fossi trans?”. (Spesso i ragazzi giungono all’autodiagnosi di essere trans dopo aver trascorso centinaia o addirittura migliaia di ore sui social media… guardando video di percorsi felici delle persone trans, mentre viene loro promesso che potranno essere “euforici”, accettati e celebrati se si trasformeranno nel loro “autentico sé”.
Ho visto questa modalità di persuasione a mo’ di culto su YouTube e Reddit mentre facevo ricerche su ciò che mia figlia guardava. È stato devastante. Sono rimasta particolarmente scioccata dal livello di odio e di vetriolo rivolto ai genitori e alle persone etero. Esistono molti gruppi e forum dove si convincono i ragazzini che se mettono in dubbio il loro genere, allora sono certamente trans. Uno in particolare su Reddit, chiamato Egg_irl, si focalizzava sul convincere le ragazze incerte che in realtà erano “transmasc” (trans-maschili) in fase di negazione. Le argomentazioni erano del tipo: “perché le persone etero o cis non hanno nemmeno questo tipo di pensieri”. I dubbi vengono interpretati come una prova per ribadire l’identità trans. Ad esempio, se si pensa di essere trans, ma poi si iniziano ad avere dei dubbi (ad esempio ci si chiede se si è davvero trans), questi stessi dubbi sono la prova che si è INDISCUTIBILMENTE trans: “perché gli etero non pensano a queste cose” e “le persone cis non hanno dubbi su se stesse”. Diventa subito evidente: tutti gli indizi portano al trans.
Perché i bambini sono bersagliati da così tanta pubblicità e così tante pressioni per diventare trans? Una possibilità è che il modo migliore per rinforzare un’identità soggettiva è convincere gli altri a unirsi a te. Un’altra grande motivazione sono semplicemente i soldi. Uno sguardo dietro le quinte rivela un’industria fiorente di terapeuti di genere, aziende farmaceutiche e chirurghi i cui profitti sono in aumento. Non si fanno soldi con i ragazzini a cui viene permesso di superare la pubertà e la giovane età adulta intatti. Chi impara ad accettare il proprio corpo non produce profitti. Al contrario si fanno grossi guadagni con i pazienti a vita generati da un’identità medicalizzata.
In passato, la stragrande maggioranza dei bambini con disforia di genere superava la disforia quando superava la pubertà (o l’età del pieno sviluppo cerebrale, 25 anni) senza interventi medici. Una grande percentuale si rivelava gay. Pensate a dei genitori che si preoccupano del fatto che alla loro figlia, che altrimenti potrebbe considerarsi lesbica, venga detto che la sua attrazione per lo stesso sesso è in realtà un segnale del fatto che è trans – che quindi è un ragazzo nato nel corpo sbagliato! Oppure a dei genitori che si accorgono che la loro figlia è stata convinta online, o per contagio dai coetanei, che le normali difficoltà della pubertà (che mettono ogni ragazza a disagio con il proprio corpo) in realtà significano “non sei affatto una ragazza”. La medicalizzazione della pubertà e altre forme di “medicina” trans non sono sicure. In realtà non esistono studi affidabili a lungo termine che suggeriscano che sono d’aiuto in caso di disforia. Quando si inizia a guardare tutto in profondità, “supportare” un percorso trans può essere un pendio molto scivoloso, che porta a danni psicologici, emotivi e medici.
Quelli di noi che mettono in discussione la narrazione dominante stanno cercando di prevenire i danni! Non sono arrabbiata con chi posta i meme “Sono-tua-mamma-adesso”. Quelli che conosco personalmente sono persone davvero carine, che sicuramente pensano di fare la cosa giusta. Ma questi post mi mettono profondamente a disagio e mi scoraggiano per via della la mancanza di informazioni e di comprensione che c’è là fuori. Vorrei chiedere, prima di postare meme da mamma glitter per i nostri figli, di pensare a quanto segue:
1. I genitori di bambini trans identificati non sono come i genitori che abusano e non accettano i loro figli gay. Noi amiamo e accettiamo i nostri figli a prescindere dal loro orientamento sessuale. Non sono questioni assimilabili e non dovrebbero essere messi in relazione. I nostri figli esprimono un grande disagio emotivo e mentale e pensano improvvisamente di essere di un genere diverso o del sesso biologico opposto, chiedendo interventi seri e molto pesanti. Porre domande e pensare in modo critico prima di permettere a vostro figlio di modificare il proprio corpo o la propria identità non è un abuso.
2. Coloro che descrivono i genitori come “non di supporto” spesso parlano in realtà di genitori che fanno domande, che vogliono documentarsi prima di precipitarsi in qualcosa di importante o irreversibile, che cercano di capire perché il loro bambino sente di essere del sesso sbagliato e che cercano di capire come questo si inserisca nel complesso profilo di salute mentale, medico o di sviluppo del bambino. I genitori possono amare e sostenere il proprio figlio SENZA avviarlo a diventare un paziente medico per tutta la vita, ad assumere bloccanti e ormoni dannosi e a tagliare parti del corpo sane. Chi è al di fuori della nostra famiglia non dovrebbe presumere di sapere cosa succede all’interno della nostra famiglia.
3. Anche se qualcuno che condivide questi meme arcobaleno e scintillanti pensa che un genitore abbia torto al 100% per non affermare immediatamente, resta il fatto che l’atto di mettere un cuneo tra un bambino e i suoi genitori e di incoraggiare la disconnessione danneggia il bambino. Le ricerche in merito sono chiare: i bambini e gli adolescenti hanno bisogno di costruire la fiducia e i legami familiari per avere una buona salute mentale. Questi post “Sono la tua mamma adesso” non incoraggiano questo. Questi post riguardano solo i sentimenti della persona che li pubblica, non le esigenze complesse, diverse e individuali dei bambini che pensano di aiutare e delle loro famiglie.